Casa al Colosseo, Scajola assolto “Pronto a candidarmi all’Europee”
L’accusa aveva chiesto la condanna a tre anni ma per il giudice il fatto non costituisce reato. Prescrizione per Anemone
Per l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola non ci fu dolo e nessuna prova diretta, ma per l’imprenditore Diego Anemone, l’uomo che saldò il conto – 1,1 milione di euro per chiudere una transazione che ne valeva in tutto 1,7, sì anche se è passato troppo tempo e il reato è prescritto. Non ci sono prove per dire che l’ex numero uno del Viminale, fedelissimo di Berlusconi, sapesse ciò che volesse fare l’imprenditore, né che il proprietario di casa sospettasse che i 700mila euro da lui versati fossero pochi per il mercato immobiliare romano.
Durante la requisitoria i pm della procura di Roma avevano chiesto una condanna a tre anni di reclusione per l’ex esponente di Forza Italia e Pdl che era accusato di finanziamento illecito, ma per il giudice di Roma Eleonora Santolini «il fatto non costituisce reato». L’ex ministro è stato così assolto, ma non l’imprenditore che pagò. Per lui il fatto costituisce reato, ma ormai non è più punibile, perché è passato troppo tempo. Claudio Scajola, dice il tribunale, ha davvero vissuto in una casa vista Colosseo pagata «a sua insaputa». Questo quello che Scajola disse ai tempi dello scandalo, ma che non gli fu sufficiente a mantenere la poltrona di ministro nel maggio del 2010.
«Sono molto soddisfatto – il commento caldo di Scajola – Ora voglio essere riabilitato». E in un’intervista pubblicata sul Secolo XIX di oggi si dice pronto a ricandidarsi: «Ci sono voluti tre anni e nove mesi, ma la verità è venuta fuori», e aggiunge «Ora voglio ripartire dalla gente e tornare a fare politica» Il suo punto di ripartenza? Le elezioni Europee.