Canale di Sicilia: salvati più di 3000 migranti
Sottratti alle acque del Mediterraneo che inghiottono i barconi, arrivano in Italia e la politica invoca l’Europa mentre li “accoglie” nei centri di detenzione. L’occasione della presidenza del semestre europeo potrebbe rappresentare la svolta
Nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, la marina militare ha soccorso i barconi nel canale di Sicilia, portando sulle costa dell’isola oltre 3000 persone per smistarli al meglio. L’Italia ne sta salvando tanti, dall’inizio dell’anno ne sono arrivati 40000. Scappano, fuggono, per disperazione, spinti dalla speranza, sono tanti i fattori che li portano su quelle barche che dal nord africa incontrano presto il nostro paese. Puntualmente si invoca l’aiuto dell’Europa, nelle scorse ore la presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto appello alle istituzioni europee: «Il nostro Paese – ha detto in un intervento a Montecitorio- proteso com’è nel Mediterraneo, è per tanti richiedenti asilo e rifugiati la prima sponda che si incontra nel proprio cammino verso la libertà. Ma i nostri non sono più soltanto confini nazionali. Sono confini europei. E allora è giusto che l’Europa tutta contribuisca allo sforzo che l’Italia sta compiendo nel salvare migliaia di vite umane in mare».
Appena mettono piede qui, da terra di transito a trappola non passa molto. Molti vengono reclusi nei centri di detenzione amministrativa, per la legge italiana vi possono rimanere fino a 18 mesi per reato amministrativo. Sorvegliati, privati della libertà personale , spesso ingannati e truffati da chi aveva loro fatto false promesse. Le condizioni di vita nei centri sono state spesso oggetto di critiche aspre da parte dell’unione europea che di fatto li ha istituiti con Schengen. Nonostante i cittadini si trovino all’interno dei CIE con lo status di trattenuti o ospiti, la loro permanenza si trasforma in vera e propria carcerazione , in quanto sono privati della libertà personale della possibilità di ricevere visite e quindi di difendersi. Cancelli, grate e videocamere configurano i centri come carceri i cui carcerati hanno la sola colpa di oltrepassare le frontiere dei loro paesi che li trattengono come se avessero la proprietà dei loro corpi. Da noi , esportatori di democrazia, divengono persone libere?Trattati come ondate di emergenza, tra quei detenuti nei centri non ci sono solo coloro che sfidano il mare ma anche tantissimi che residenti in Italia da tempo si ritrovano con il permesso di soggiorno scaduto e quindi criminali. Tutto questo stabilito dalle leggi italiane ed anche europee, sale a galla ogni volta che quei campi somigliano sempre più a lager. Ad esempio a Lampedusa, le opere di ampliamento , finanziate dall’Unione Europea incidono in un’area soggetta a vincolo paesaggistico, idrogeologico e ambientale oltre ad un continuo esproprio di terreni agricoli dei lampedusani per ampliare le strutture di accoglienza. L’Italia è al centro della delicata questione e avrà a breve l’occasione di portarla nell’agenda europea dal momento che presiederà il semestre europeo. I prossimi sei mesi potrebbero essere decisivi per uscire dal regime d’emergenza che porterà al collasso il sistema che abbiamo messo in piedi. La politica avrà questo buon senso?