Pubblicato: Lun, 30 Dic , 2024

Buon Anno con l’ultimo panettone.

Un Paradosso Tra Lavoro e Disoccupazione.

Mentre il governo sbandiera con orgoglio i dati sugli aumenti di occupazione, la realtà per molti dipendenti italiani è ben diversa. Nonostante le promesse di stabilità economica, nel 2025 migliaia di lavoratori si troveranno a fronteggiare una dura realtà: le porte di molte aziende resteranno chiuse. Un esempio emblematico di questo paradosso è quello di chi, purtroppo, si vede costretto a fare i conti con il licenziamento e la precarietà, nonostante i numerosi auspici di crescita e innovazione.

Nel caso della Beko, una delle aziende italiane che ha recentemente licenziato numerosi dipendenti, i lavoratori si sono trovati in una situazione difficile. Mentre presidiano i cancelli dell’azienda, con la speranza di poter essere riassunti o trovare una soluzione, i dipendenti hanno ricevuto un dono simbolico: il panettone aziendale. Un gesto che, seppur di buon auspicio, appare come un paradosso quando si confronta con la realtà della disoccupazione incombente. I panettoni, purtroppo, sono stati rifiutati dai lavoratori, che hanno preferito donarli in beneficenza, consapevoli che il loro futuro non passerà più da quelle stesse porte. Un gesto che racchiude tutta la tristezza e la frustrazione di chi non vede un futuro nella propria azienda, ma è costretto comunque a vivere con la speranza di un cambiamento che sembra lontano.

In meridione la nascita dei call center era stata la panacea occupazionale per tanti giovani, ma prima l’utilizzo di lavoratori dell’est europeo o extracomunitari nascosti da ponti con numeri telefonici italiani, poi quelli nati per sopperire alle esigenze covid ora estinte, in ultimo l’avvento dei messaggi registrati e delle nuove tecnologie destinano il settore a diminuire drasticamente il personale e ad incrementare la disoccupazione in Sicilia.  

Un caso emblematico è quello di Almaviva, un’azienda che, partendo da una base giovane e dinamica, ha visto nel corso degli anni trasformarsi le sue risorse in vere e proprie famiglie. Oggi, però, le stesse famiglie sono costrette a fare i conti con una situazione di incertezze e licenziamenti. Papà e mamma, entrambi lavoratori dell’azienda, si ritrovano disoccupati, vittime di un sistema che non riesce a garantire la continuità del lavoro e delle opportunità. Le coppie che un tempo si sono formate tra le mura dell’azienda, oggi vedono il loro futuro appeso a un filo, con il timore di non riuscire a mantenere la stabilità economica e familiare. Confesso, c’è sempre voluta la pazienza e la solidarietà da sindacalista quando le loro telefonate coincidevano con il mio breve riposino pomeridiano, ma se la tolleranza che spesso sfociava in una chiacchierata era diventata mia abitudine, i messaggi registrati che sostituiscono la voce amica invitano proprio al… vaffa.

     Un altro triste capitolo di una crisi occupazionale che sembra non risparmiare nessuno, nemmeno chi aveva scelto di investire il proprio futuro in un’azienda che, per quanto sembrasse solida, si è rivelata vulnerabile. Le situazioni descritte non sono casi isolati e se elencassimo tutte le realtà rischieremmo di intasare il server del nostro giornale. Molte altre aziende italiane, soprattutto quelle più esposte alle dinamiche del mercato internazionale, stanno chiudendo i battenti o riducendo drasticamente il proprio personale. La recessione globale e le difficoltà interne hanno messo a dura prova il sistema produttivo, e le previsioni per il 2025 non sono affatto rosee. Tra le aziende che probabilmente non riapriranno nel nuovo anno, ci sono realtà storiche che hanno fatto la fortuna di interi settori, ma che oggi non riescono più a competere sul mercato o non sono riuscite a riprendersi dopo la pandemia.

Lontani dall’ottimismo che viene spesso dipinto dai politici, i lavoratori italiani stanno affrontando un futuro incerto, dove i licenziamenti si moltiplicano e le certezze lavorative diventano sempre più rare. Nonostante gli sforzi di alcuni settori di far crescere l’occupazione, la realtà rimane quella di una parte significativa della popolazione che rischia di ritrovarsi senza un’occupazione stabile e con poche speranze per il futuro. Tra i maggiori mali sono le aziende multinazionali, che se pur in presenza di attività floride dopo aver acquisito i prestigiosi marchi italiani ed aver spremuto il limone, tolgono le tende trasferendo tutto in luoghi più redditizi. Questo, per non parlare di quelle aziende che si trovano tra i maggiori azionisti, fondi d’investimento, che privilegiando i ricavi per i propri investitori mai hanno interesse per i lavoratori e sono sempre pronti ad abbandonare quando diminuiscono i guadagni.

     Mentre il nuovo anno si avvicina, l’augurio per i lavoratori italiani è quello di una ripresa sincera e concreta, che non si limiti a numeri e statistiche, ma che si traduca in vere opportunità di lavoro. L’ultimo panettone, simbolo di una tradizione che continua a esserci anche nei momenti più difficili, potrebbe essere l’ultimo dono di un’azienda che non ha saputo garantire un futuro ai suoi dipendenti. Eppure, nonostante tutto, rimane la speranza che un 2025 diverso, più giusto e inclusivo, possa finalmente arrivare.

Buon anno, quindi, a tutti i lavoratori italiani, con la speranza che il nuovo anno porti non solo il ritorno alla normalità, ma soprattutto il riscatto di chi si è visto chiudere le porte in faccia, con un panettone più segno di “sfottimento” che segno di riconoscimento.

E come diceva il titolo di un noto film: “io speriamo che me la cavo”.

Di

- Danilo Sulis, oggi presidente di rete 100 passi, è l'amico di Peppino Impastato che ha fatto proseguire il cammino di Radio Aut con la nuova Radio 100 passi. Pioniere dell'informazione libera ed indipendente è stato anche docente in corsi di "Formazione professionale continua per giornalisti" presso il "centro di documentazione giornalistica" di Roma.

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