Borsellino: 30 anni di depistaggi.
Oggi 33° anniversario dell’assassinio di Paolo Borserllino, la manifestazione.
In un silenzio carico di memoria e commozione, Palermo si è fermata oggi alle 16.58, l’ora esatta in cui 33 anni fa, il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta furono uccisi da un’autobomba in via D’Amelio. Un’esplosione che sconvolse la città e l’intero Paese, lasciando una ferita che ancora oggi brucia nel cuore della società civile.

Nel luogo della strage, sotto il sole di luglio e tra le pareti dei palazzi che da allora conservano l’eco di quel boato, si è tenuto il minuto di silenzio. A precederlo, la voce di Salvatore Borsellino, fratello del giudice, che ha letto uno per uno i nomi delle vittime: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Dopo ogni nome, un applauso ha squarciato il silenzio, come a voler restituire un soffio di vita e di gratitudine a chi ha pagato con il sangue la propria fedeltà allo Stato.
Poi, alle 16.58, la città si è zittita. Le voci si sono spente, le mani si sono abbassate, gli sguardi si sono fatti gravi. Un minuto lungo, intenso, in cui la memoria ha preso il posto del rumore e Palermo ha dimostrato di non dimenticare.
In via D’Amelio, tra giovani, familiari delle vittime, cittadini e istituzioni, si è respirato il peso della storia e la forza della testimonianza. Un momento che non è solo ricordo, ma anche impegno, perché la memoria non sia retorica, ma spinta a costruire un presente libero dalle mafie.
In quel silenzio, lungo esattamente sessanta secondi, si è sentita tutta la voce di una città che continua a dire: “Noi ci siamo. E non dimentichiamo.”