Bitcoin, truffa o rivoluzione?
Il Bitcoin, la nuova moneta virtuale può essere l’inizio di una nuova era dell’economia. Fino a pochi mesi fa era un fenomeno di nicchia ora è in rapida diffusione
Che cos’è il Bitcoin? È una moneta virtuale creata nel 2009 da tale Satoshi Nakamoto, nickname di un anonimo e ancora misterioso sviluppatore. Funziona come una normale moneta, serve per acquistare beni o come riserva di valore, ma a differenza di quelle “normali” non solo non esiste fisicamente ma, soprattutto, non ha un organo centrale di controllo ed emissione. A fungere da Banca Centrale è un network di utenti, miners, i cui computer sono in grado di risolvere un rebus sempre più complesso, condizione necessaria per poter coniare nuovi bitcoin. Ad ogni modo non si può creare moneta a piacimento; c’è una quota stabilita, 21 milioni di bitcoin entro il 2020, che rappresenta il limite massimo e ogni anno, secondo un andamento geometrico, il numero di bitcoin coniabili diminuisce.
Nata in sordina, la nuova moneta è salita agli onori delle cronache da quando alcuni negozi e istituzioni hanno iniziato ad accettare il Bitcoin come metodo di pagamento valido. L’ateneo di Nicosia, in Cipro, permette di pagare così le tasse universitarie e in Italia, ad esempio, l’Associazione Luca Coscioni accetterà donazioni con la criptomoneta, a queste si aggiungano le oltre 600 compagnie in giro per il mondo che hanno iniziato ad usarla.
Fin qui tutte le note positive, ma esistono grandi punti interrogativi sulla nuova moneta. Primo grosso problema è la volatilità, un bitcoin ad inizio novembre valeva 215 dollari, oggi più di 1200, che affidabilità può avere una moneta che in soli 30 giorni ha un tale balzo? Come si fa a comprare qualcosa se nel tempo di un click il valore è mutato sostanzialmente? Secondo problema è la sicurezza. Il network è incentrato su un complicato sistema di criptografia che lo renderebbe impenetrabile da attacchi informatici ma con l’aumento del valore aumenteranno i pretendenti e gli hacker, ben finanziati da qualcuno, non impiegheranno molto tempo a scovare un metodo per violare il sistema. Inoltre una volta che un pagamento è “certificato” non c’è possibilità di vedersi rimborsato quanto speso in caso di problemi; a questo si aggiunga che il titolo di possesso dei bitcoin detenuti sta tutto nella password del software, persa la quale si perderebbe tutti i soldi, virtuali, accumulati.
Forse è una leggenda metropolitana ma è verosimile la storia di un ragazzo inglese che distruggendo inavvertitamente l’hard disk del suo laptop abbia perso password e bitcoin, peccato che ne avesse risparmiati, al cambio attuale, per circa 8 milioni di sterline.
Nonostante molte istituzioni, pur non usandolo, riconoscano la correttezza di questo sistema (da ultimo la Federal Reserve) vi sono molti dubbi sul Bitcoin. La possibilità che sia solo una bolla speculativa è alta, e l’aumento vertiginoso nel valore sarebbe una conferma, il mistero sulla sua origine rende leciti i sospetti di truffa, inoltre il completo anonimato lo rende il mezzo ideale per gli affari illegali, non a caso l’FBI ha da poco chiuso Silk Road, una piattaforma che smerciava narcotici in cambio di bitcoin. A questo si aggiunga che gli analisti sono divisi su cosa accadrà, al valore e all’utilizzo, quando si raggiungerà la soglia massima di 21 milioni di bitcoin esistenti.
A questo punto non rimane che osservare il fenomeno in attesa di avere più dati, forse siamo dinanzi all’inizio di una rivoluzione o, più probabilmente, davanti ad una speculazione 2.0.