Berlusconi chiede le dimissioni ad Alfano, i sindacati scioperano
Il governo davanti ad un possibile rimpasto, i sindacti annunciano quattro ore di sciopero contro la legge di stabilità
Quando domenica Alfano ha convocato in tutta fretta i giornalisti al Viminale c’è chi ha pensato che stesse per annunciare le dimissioni da ministro dell’Interno. Sembra che il Cavaliere glielo avesse chiesto per congelare la guerra interna al Pdl e sembra che Alfano abbia espresso la sua disponibilità a rimettere il mandato. A una condizione: mantenere l’incarico di vicepremier ed effettivo numero due del partito (Pdl o Forza Italia) con poteri operativi. Che sia chiaro, di azzeramento delle cariche non ne vuole proprio sentire parlare. Meglio un avvicendamento al governo. La staffetta degli Interni, allora, potrebbe passare a un esponente dell’ala lealista del Pdl. Fitto, Schifani o Romani.
Il rimpasto, però, non convince Letta. Per nulla. I sei mesi di governo non sono stati né banalissimi, né semplicissimi. La geometria della maggioranza potrebbe scompaginarsi in un niente. Letta non si infila nelle polemiche. Ha risolto la questione Fassina, che ha ritirato le dimissioni. Non ha sentito Monti, ma lo incontrerà. Con Alfano governa bene. E, in serata ieri, ha incassato anche l’appoggio di ventiquattro senatori del Pdl, dell’area dei governisti. Tra i firmatari Formigoni, Sacconi, Giovanardi. Per loro è eccessiva la fibrillazione quotidiana sull’operato dell’esecutivo, è intollerabile la critica distruttiva e permanente sulla Legge di stabilità da parte di colleghi di governo.
Una legge, quella di stabilità, troppo dura per i sindacati, che hanno messo in calendario quattro ore di sciopero entro metà novembre. Troppo morbida per gli imprenditori. E da Confindustria, che prevede l’assalto degli emendamenti alla manovra, arriva il monito di Squinzi: c’è solo da augurarsi che, in sede di conversione in Parlamento, non saltino fuori le solite porc… (porcate, porcherie). La tensione è forte, ma Letta cerca di circoscriverla: i giudizi sulla manovra sono troppo precipitosi. Lasciando invariati i saldi, ci sono margini di confronto. La discussione sulla manovra inizierà oggi in commissione bilancio al Senato.