Banksy: quando l’arte è protesta
Il famoso writer misterioso continua a lanciare i suoi messaggi di protesta, questa volta la città prescelta è New York
In questi giorni i cittadini di New York hanno assistito al curioso passaggio di un camion da mattatoio stracolmo di animali di peluche: quello che per molti sarà sembrata un’allucinazione da stress in realtà è “Sirens of the lambs”, l’ultima opera di denuncia firmata Banksy, controverso artista che per tutto ottobre si produrrà in graffiti ed installazioni per le vie della Grande Mela.
Su questo acuto arista aleggia un alone di mistero: di lui si sa soltanto la città di origine – Bristol – e se ne riconoscono il tratto e la firma, ma tutto il resto rimane segreto. La scelta di mantenere ignota la sua identità fa parte dello stile di denuncia dell’artista stesso. La sua arte, che si manifesta prevalentemente sotto forma di graffiti, non deve essere attribuita ad una figura fisica, piuttosto deve rappresentare il profondo disagio urbano che emerge da superfici altrettanto ”urbane” come i muri delle periferie industriali.
I graffiti di Banksy sono infatti caratterizzati da un ben preciso significato politico o di critica sociale, esempio lampante sono i suoi “rats”, dei graffiti rappresentanti dei topi – rifiuto della società, simbolo di sporcizia- accompagnati da slogan dal contenuto sociale.
Il lavoro del writer più conosciuto al mondo ha trasformato la piaga del graffitismo urbano in qualcosa di diverso ed intrigante, fornendo a questa ”vandalica” forma di espressione un grande valore di protesta e coinvolgimento urbano: l’irriverenza delle trovate di Banksy ormai non suscita scalpore, quanto piuttosto puro e sincero interesse. Questa reazione risulta del tutto inedita nei confronti dell’arte dei graffiti, segnando così la vittoria del controverso personaggio che tutt’ora si diverte a coinvolgere la gente nei modi più curiosi, trasmettendo come sempre messaggi di denuncia ben precisi.