Andy Warhol, la rivoluzione nell’arte
Ventisette anni fa moriva Andy Warhol, simbolo indiscusso di una nuova ed inedita ondata culturale che avrebbe cambiato l’arte per sempre
Per la cultura americana e non, Andy Warhol rappresenta uno dei pilastri del ventesimo secolo, è il simbolo di una generazione nata e cresciuta tra le due guerre mondiali, caratterizzata da ribellione e voglia di sovvertire i classici schemi estetici e sociali.
Nato a Pittsburgh il 6 agosto 1928 da una famiglia di emigranti slovacchi, Andy dedicò tutta la sua formazione all’arte, avendo già manifestato la sua inclinazione sin da piccolo. La sua concezione di arte, tuttavia, comincia a prevaricare i classici schemi dell’estetica, andando ad intersecarsi con altri aspetti del tutto contemporanei come la pubblicità, la musica, i film: l’emergere della rampante società americana degli anni ’50 e ’60, insomma.
Il carattere del tutto innovativo dell’operato artistico di Warhol gli permette di diventare il più eccellente capostipite della Pop Art, corrente artistica incentrata sul ”popolare” inteso come ”sociale”, imperniata sugli aspetti consumistici che attanagliano le vite contemporanee, creando una dipendenza sociale dalla materialità mai verificatasi prima del secondo dopoguerra.
La figura di artista di Warhol è dunque del tutto nuova, è un personaggio poliedrico, mondano ed estremamente critico, impegnato a trovare l’arte in qualsiasi forma culturale visiva e non. Il senso profondo del suo operato è abbastanza evidente richiamando alla mente le sue più grandi opere, come i molteplici ritratti di Marilyn e di Mao, o le riproduzioni di prodotti commerciali: l’arte si fonde così con politica, cinema, consumismo, fornendo indirettamente una contestualizzazione molto più chiara di qualsiasi palese riproduzione pittorica, un viaggio nella società contemporanea attraverso un disegno, in fin dei conti.
Sopravvissuto ad un tentativo di assassinio nel 1968, che ha visto coinvolto anche il suo compagno di allora (uscito anch’egli indenne), Andy Warhol muore il 22 febbraio del 1987 dopo un intervento alla cistifellea. L’eredità lasciata al mondo dall’artista è evidente, una svolta tale da rendere impossibile un ritorno alla tradizione: la nuova chiave interpretativa concessa dalla Pop Art ha influenzato gli esponenti della nostra arte contemporanea, da Basquiat a Keith Haring, dimostrando che l’arte è in grado di raccontare la realtà, non solo di rappresentarla.