Alzheimer diagnosticato con un videogioco?
La notizia arriva dall’America, una start up Akili Interactive Labs, insieme al colosso farmaceutico Pfizer sta testando l’innovativo metodo per intercettare e seguire la malattia
In futuro basterà impugnare un joystick per diagnosticare malattie? Non sembra un sogno tanto lontano. Si chiama ProjectEVO ed è il videogioco che testa le capacità neurocognitive del paziente per verificare la comparsa dell’Alzheimer e il suo decorso. In queste prima fase è progettato per iPhone e iPad, scaricabile come una qualsiasi applicazione, e dai primi test di marzo i risultati sembrano promettenti. I ricercatori hanno preso in esame circa cento pazienti misti, con e senza Alzheimer, misurandone i risultati all’inizio e dopo un mese.
Il gioco consiste nel muovere il dispositivo indirizzando un alieno che sta percorrendo un fiume e contemporaneamente premere per colpire pesci e uccelli. Questo sforzo mette in moto “l’elaborazione di interferenza” per usare le definizioni scientifiche, che sarebbe proprio una di quelle funzioni che nei pazienti affetti da problemi neurologici scompare per prima. Il videogioco della start up statunitense servirà proprio a mettere alla prova le interferenze cognitive e come rispondono a distrazioni o interruzioni nonché capire se il videogame può correttamente distinguere tra una persona affetta da questa malattia e pensare di impiegarlo nella diagnosi delle malattie neurodegenerative.
Oggi per diagnosticare l’Alzheimer sono necessari esami sofisticati, questo costituirebbe un metodo senza dubbio tempestivo ed innovativo, lo dimostrata anche il fatto che è la prima volta che un test clinico viene condotto usando un videogioco per le indagini. «Abbiamo creato un prodotto che sembra un gioco di intrattenimento – dice uno dei fondatori della compagnia, Eric Elenko – ma che in realtà è basato sulla scienza. Il sistema raccoglie dati 30 volte al secondo mentre l’utente gioca e li analizza in tempo reale. Potremmo metterlo direttamente sul mercato, ma preferiamo fare i test e farlo registrare dall’Fda come dispositivo medico».