Alle porte un Letta-bis
Gli scossoni nella maggioranza porteranno il premier a rivedere la squadra di governo, incerti ancora i tempi e modi.
Un nuovo governo. È questo quasi sicuramente l’orizzonte per Letta, non solo il “cambio di passo” più volte chiesto da Renzi ma anche i nuovi assetti nella maggioranza suggeriscono al premier di metter mano alla composizione dell’esecutivo.
Enrico Letta, attualmente in visita di Stato in Messico, sembra essere convinto del rimpasto ma, a quanto trapela dal suo staff, questo non dovrebbe avvenire prima della fine del mese: la definizione del contratto di coalizione e alcune riforme come il Job Act e quella elettorale, hanno la precedenza.
Sono molti i ministri che rischiano di dover cedere la poltrona: De Girolamo, Giovannini e Zanonato sembrano quelli sicuramente in uscita. La titolare del dicastero delle Politiche Agricole, in particolare, complice lo scandalo che la riguarda, potrebbe essere sostituita anche prima del rimpasto generale. Anche Giovannini appare in bilico e le sue critiche al Job Act del PD potrebbero contribuire ad aprire la strada ad una sua uscita, in quanto non in sintonia con l’azione del governo, come suo sostituto è circolato con insistenza, ma senza conferme, il nome di Guglielmo Epifani, infine Zanonato, uomo molto vicino alla precedente segreteria PD, potrebbe essere sacrificato in nome del “nuovo corso”.
Meno probabile ma possibile anche un cambio di guardia in tre ministeri chiave come quelli dell’Economia, degli Esteri e della Giustizia. Saccomanni è da tempo nel mirino di parte della maggioranza e potrebbe fare un passo indietro, a scoraggiare un cambio del genere è la caratura internazionale del ministro: non a caso era stata avanzata, smentita subito dall’interessato, l’ipotesi Monti. Quel che è certo, anche se in tema di toto-ministri le certezze sono prossime allo zero, è che un’eventuale sostituto dovrà essere un esponente di primo piano del mondo politico oppure un tecnico di pari fama dell’uscente Saccomanni. Annamaria Cancellieri potrebbe pagare, a distanza di qualche mese, lo scandalo intercettazioni con Ligresti, al qual proposito Renzi, allora candidato alla segreteria, disse che «sarebbe opportuno che si dimettesse». Meno probabile una sostituzione della Bonino alla quale però vengono rinfacciati la mancata soluzione del caso marò e, seppur dipeso dal Ministero degli Interni, il caso Shalabayeva.
Non solo un problema di uomini e donne sui quali fondare il renziano “cambio di passo” ma Letta, allorquando dovrà formare la nuova squadra, dovrà considerare anche i nuovi equilibri nella maggioranza. Il minor peso del centrodestra dopo il passaggio all’opposizione dei berlusconiani, la presenza del solo Delrio (che potrebbe cambiare casella) in quota Renzi e la scissione, seppur nel perimetro della maggioranza, in Scelta Civica tra popolari e liberali e il bisogno di dare rappresentanza ai piccoli partiti (i nomi di Nencini e Tabacci sono circolati come ministri in pectore) sono le linee guida da seguire per il rimpasto.
Se da una parte è sicuro il cambio di squadra è ancora incerta la forma, ovvero se sarà un, pur sostanzioso, rimpasto o un Letta-bis. La differenza non è solo nel nome ma anche sostanziale. Nel caso di rimpasto, questo potrebbe avvenire velocemente con solo un passaggio al Quirinale per nominare e far giurare i nuovi ministri, se invece si decidesse per un Letta-bis occorrerebbe più tempo. In questo caso infatti il premier dovrebbe presentarsi dimissionario da Napolitano, ottenere il reincarico e quindi presentarsi alle Camere con un nuovo programma e sottoporsi ad un voto di fiducia. Non si sa per quale strada si opterà, ma dai rumors interni ai palazzi pare che si sceglierà, anche per formalizzare il tutto in Parlamento, per un nuovo governo Letta.