Acquisizione Chrysler, Camusso: “Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese”
Per il segretario della Cgil è un «fatto di grande rilevanza»
L’acquisizione della Chrysler da parte del Gruppo Fiat è un fatto storico per l’industria di questo Paese. Con questa operazione la Fiat entra nel gotha dei costruttori mondiali di automobili. Sulla nuova svolta della casa automobilistica italiana è intervenuta anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che così si è espressa: «L’acquisizione della Chrysler da parte del gruppo Fiat mi pare un fatto di grande rilevanza, anche in ragione delle sinergie possibili e auspicabili sui mercati mondiali, oltre che per il riposizionamento della multinazionale rispetto alle case costruttrici concorrenti».
Per il segretario Camusso è importante chiarire il ruolo che la Fiat, in seguito a questa nuova operazione, avrà anche in Italia: «dopo questo importante passaggio che definisce l’assetto proprietario è indispensabile che Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese, come gli stabilimenti italiani possano trovare la loro collocazione produttiva nel gruppo, così come auspichiamo che la direzione dell’impresa, intendendo con questo la direzione strategica e la progettazione, resti italiana e mantenga una presenza qualificata in Italia». Accanto a ciò, anche il ruolo che la casa torinese sarà chiamata a giocare sui mercati internazionali unitamente alla scelta dei modelli: «è ora altrettanto indispensabile sapere su quali mercati Fiat intende competere e posizionarsi. L’alta gamma, infatti, vede oggi crescere la presenza del marchio sul mercato globale con modelli di qualità, ma ancora una volta da soli questi non garantiscono un futuro agli stabilimenti italiani».
Oltre alla nuova ed importante veste che trasforma il Gruppo Fiat in player internazionale, rimane la necessità, almeno secondo quanto sostenuto dalla Camusso, di progettare nuovi modelli tesi anche a sostenere i livelli occupazionali in Italia: «è necessario quindi che gli auspicabili investimenti in Italia siano finalizzati a progettare nuovi modelli da lanciare sul mercato in grado di saturare la capacità produttiva italiana, perché solo cosi è possibile immaginare il mantenimento dei livelli occupazionali nel nostro Paese, da troppo tempo penalizzati e ridimensionati con il continuo e costante ricorso agli ammortizzatori sociali». Non manca poi un invito a riprendere il confronto sindacale: «su queste basi e dopo l’annuncio di ieri ci aspettiamo impegni e parole chiare da parte del management sul futuro dell’azienda in Italia, riprendendo un confronto sindacale, a partire da investimenti, assetti produttivi, rilancio del marchio e prodotti, con l’insieme delle organizzazioni sindacali presenti negli stabilimenti».