22 marzo: il significato di una giornata di memoria e di impegno
Una tappa importante di un percorso che non si ferma, che procede ogni giorno dell’anno
Erano in tanti sabato 22 marzo a Latina, alla XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, due piazze piene soprattutto di giovani, mille colori della speranza in un Paese che lascia 900 vittime innocenti, 900, prive ancora della luce della verità.
Sovente le manifestazioni sono vuoti, benché ridondanti esercizi di retorica, dove le parole, come ha detto don Luigi Ciotti, vengono accaparrate, distorte, falsificate, sulla parola legalità hanno messo il cappello coloro che giornalmente la violentano, sulla parola antimafia i conniventi. Ma più deleteria ancora è l’indifferenza, che si riveste di quei mantra tessuti dai conniventi e dai violentatori: sono tutti uguali, io che c’entro, sono loro, loro, sempre gli altri, i cattivi.
E’ qui Libera: dove si dice basta ai rozzi assassini, certo, ma dove soprattutto ognuno di noi interroga la propria coscienza. Perché la ricostruzione delle nostre radici culturali ha bisogno di tutti, dell’intelligenza e dell’onestà intellettuale di tutti, pur nelle differenze dei percorsi ideali. Ed ecco perché questa manifestazione è stata diversa. Perché non vi si sono inalberate bandiere e vessilli con su scritto sono io il migliore, vota Antonio, vota Antonio, gli altri sono morti.
Libera vuole recuperare le radici profonde della nostra cultura comune che la corruzione ha violato: il senso laico della collettività che ha fatto, ad esempio, della Toscana un luogo dove in tutto il mondo si considerava bello vivere. Ma anche il significato vero del cristianesimo. Io credo che Cristo sia stato il più grande profeta laico, nel senso che non ha creato una nuova religione che tutte le estinguesse, ma invece raccogliesse le culture della terra in un consesso libero delle coscienze e non me ne vogliano gli “sbaciucchiatori di madonnine”: ha detto che in questa vita, l’unica che conosciamo, la sola soluzione possibile è l’amore. Ed anche qui una parola stuprata dalle suffragette mediatiche della merce, Cristo voleva che l’intransigenza etica del messaggio si traducesse nella letizia del convivio tra gli uomini senza più differenze, libertà delle coscienze e giustizia dei doveri e dei diritti.
Di Fulvio Turtulici per Reporter diffuso