Pubblicato: lun, 7 Apr , 2014

Trivelle nel canale di Sicilia: quando il tavolo tecnico?

Le associazioni ambientaliste chiedono l’avvio del tavolo con il governo nazionale sulla questione delle trivellazioni offshore, promesso più di un anno fa da Crocetta e dall’assessore Lo Bello

 

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(foto: Gabriele Mastrilli © )

Questa è una storia che ha a che fare con la difesa dell’ambiente e del mare siciliano. Forse a pochi interessa parlarne, di sicuro alla politica no. Almeno non con i fatti ma solo con le promesse. Promesse reiterate e mai mantenute. A distanza di più di un anno, il tavolo tecnico per discutere delle trivellazioni offshore e delle concessioni ai petrolieri nel Canale di Sicilia, non è ancora stato convocato. «Siamo in attesa – dice Marco Costantini responsabile mare Wwf – non si capisce perchè il tavolo viene continuamente rimandato». Anche Alessandro Giannì, responsabile delle campagne di Greenpeace si chiede il perchè: «Avrebbero dovuto finalmente riceverci a gennaio, invece hanno mandato una mail per l’ennesimo rinvio. È da più di anno che aspettiamo e pensare che l’assessore Lo Bello era salita a fine aprile sulla nave di Greenpeace promettendo la convocazione entro una settimana. Non abbiamo più visto né sentito nessuno, il silenzio più assoluto». Intanto Edison ed Eni stanno per essere autorizzati a trivellare fino a 21 pozzi per l’estrazione di bitume. La Regione ha anche approvato la riduzione delle royalties dal 20 al 13 %. Mentre i petrolieri festeggiano, le associazioni ambientaliste protestano. Si sono presentate Greenpeace e Wwf davanti Palazzo d’Orleans per dire no alle trivelle. «Mentre siamo qui arriva il primo via libera alla piattaforma Vega b – dice Alessandro Gianni – con l’illusione dell’occupazione tramite l’economia fossile». La Sicilia ha un alto tasso di disoccupazione ma anche una scarsa sensibilità alla tutela di ciò che sostenta la sua economia, è il caso del mare. Il Mediterraneo regala all’isola pesca e turismo. Il canale di Sicilia è protagonista di traffico marittimo nonché zona ricca per i pescatori. I rischi della ricerca dell’oro nero sembrano preoccupare seriamente Gianni che sottolinea come tali rischi «non sono pochi e riguardano sia le minacce alla biodiversità dal momento che la zona è importante per la riproduzione di nasello, gambero bianco, acciuga e sardina oltre che la distruzione dell’ecosistema in caso di incidente». I pericoli per l’ambiente e di conseguenza per l’economia basata su pesca e turismo sarebbero consistenti. «Il punto nodale è che le concessioni di esplorazione le ha date il Ministero dello Sviluppo Economico, sono pericolose poiché utilizzano strumentazione che trasmette onde di forte intensità e a bassa frequenza, dannose per la biodiversità. La posizione dell’assemblea regionale – dice Marco Costantini – è alquanto vaga e finora ha solo apportato vantaggio ai petrolieri». A fronte di queste minacce, il ritorno occupazionale e la quantità di greggio non sarebbero poi così elevati ed anche in termini puramente economici appaiono non convenienti. Le associazioni hanno già raccolto 36000 firme per chiedere a Crocetta il tavolo tecnico promesso. «Non vogliamo solo essere contrari ma propositivi – dice Alessandro Giannì – se ci riceveranno presenteremo il nostro progetto per una gestione sostenibile del mare siciliano e delle risorse ittiche». Il confronto appare urgente ed è a gran voce da più tempo reclamato dalle associazioni. «I cittadini dovrebbero prendere coscienza del silenzio della politica e mobilitarsi – prosegue l’esponente di Greenpeace – noi siamo solo portavoce di un pericolo sempre più imminente che riguarda tutti noi».

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