Un cameratismo delle forze dell’ordine che rievoca tristi ricordi
Una scena vergognosa quella che ieri ha visto gli agenti del Coisp manifestare solidarietà nei confronti degli assassini del giovane Aldrovandi
di Alessandro Salvia
In modo provocatorio e meschino gli agenti del Coisp si sono riuniti ieri sotto la finestra dell’ufficio dove lavora Patrizia Moretti, madre del giovane Federico Aldrovandi, per manifestare solidarietà nei confronti degli assassini di suo figlio. Quel triste 25 settembre del 2005, un ragazzo di 18 anni moriva sotto le brutali percosse di quattro agenti della Polizia di Stato: Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto. Una morte avvenuta per asfissia da posizione, causata dalla pressione prolungata delle ginocchia degli agenti sul torace del ragazzo. Un terribile episodio che getta un’ ombra di vergogna sulle forze dell’ordine. Al Coisp non sembra interessare il fatto che sia stata dimostrata in tribunale la colpevolezza dei quattro agenti, la loro è solidarietà da cameratismo, che prescinde da come si sono realmente svolti i fatti. Poco importa se sono degli assassini, perchè sono colleghi, dei camerati, e dunque bisogna sempre e comunque mostrare solidarietà. Questa scena rievoca un tristissimo ricordo legato al macabro caso del “massacro del Circeo”, quando tre giovani dell’alta borghesia laziale sequestrarono due giovani e ingenue ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, sottoponendole ad abusi sessuali, torture, violenze fisiche e psicologiche. Violenze che portarono alla morte di Rosaria Lopez, annegata nella vasca da bagno. I tre, Angelo Rizzo, Gianni Guido e Andrea Ghira ricevettero grande solidarietà da amici e conoscenti, che giunsero fino a esporre dei cartelloni con su scritto “onore ai camerati”. Anche in quell’occasione la solidarietà di classe, o di categoria nel caso specifico degli agenti del Coisp, metteva la difesa dei camerati davanti alla tragica realtà dei fatti. Ieri l’intera aula del Senato ha mostrato sdegno per questo episodio oltraggioso, ma non basta certo questo a cambiare le cose. Capita sempre più spesso che schegge impazzite delle forze dell’ordine abusino del proprio potere impunemente, coperte da questo cameratismo indegno che, a volte, è condiviso anche da alcune frange politiche. Non esiste peggior dolore per una madre che vedere il proprio figlio morire in un modo così assurdo, dunque possiamo solo immaginare come si possa essere sentita Patrizia Moretti di fronte allo spregevole episodio di ieri. La nostra solidarietà va a lei, e a tutte le vittime di episodi analoghi.