Pubblicato: Lun, 9 Set , 2013

Un bacio globale contro l’omofobia in Russia

Kiss-in davanti ai Consolati russi di tutto il mondo contro le leggi anti-gay del Governo Putin. Arcigay Palermo: “Il Comune annulli i gemellaggi”

 

di Matilde Geraci 

NEWS_160541Baci contro le leggi e l’ondata di violenze omofobiche che stanno sconvolgendo la Russia. È questa l’originale e pacifica protesta, svoltasi domenica 8 settembre, davanti alle rappresentanze diplomatiche russe, in contemporanea in oltre cento città del mondo. L’intento è stato quello di sensibilizzare i leader politici in merito alle leggi anti-gay, approvate questa estate dalla Duma (il Parlamento russo).
L’iniziativa ha raccolto numerose adesioni, anche attraverso il passaparola sui social network e l’attivismo di associazioni come Arcigay e Agedo. La manifestazione internazionale “Global Kiss-In: To Russia with Love” segue quella tenutasi, anch’essa in tutto il mondo, il 3 settembre, in vista del G20 ospitato dal 5 al 6 a San Pietroburgo, città che per prima ha adottato i provvedimenti contro la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità”.
La nuova normativa prevede multe nei confronti delle persone e delle organizzazioni accusate di promuovere “la propaganda delle relazioni sessuali non tradizionali”, colpevole – secondo il governo russo – di corrompere moralmente i bambini. In base a tale legge, l’apologia di orientamenti sessuali non tradizionali in presenza di minori è punita con una multa da 4mila a 5 mila rubli (100 – 125 euro) se il reo è un soggetto privato, da 40mila a 50mila rubli (1.000 – 1.250 euro) se il colpevole è un soggetto pubblico, da 800mila a 1 milione di rubli (19.000 – 23.400 euro) nel caso in cui si tratta di un componente della magistratura. Gli stranieri rischiano anche la reclusione fino a 15 giorni e l’espulsione.
Vietando le attività pubbliche delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti), si rischia di fatto di alimentare un clima d’intolleranza, nonché di incentivare episodi di violenza da parte di gruppi organizzati. Secondo un’interpretazione estensiva della legge, infatti, per propaganda si può anche intendere il semplice indossare un indumento con un simbolo Lgbti, come l’arcobaleno, essere omosessuali dichiarati e persino passeggiare mano nella mano. Si tratta di una norma palesemente discriminatoria e pregiudizievole dei diritti e delle libertà fondamentali garantiti dal diritto internazionale, dal diritto europeo e dai principi costituzionali comuni agli Stati democratici, oltre che, come già detto, suscettibile di interpretazioni strumentalizzabili nel senso della repressione omofobica.
Una preoccupazione, questa, già espressa ampiamente da Amnesty International, la quale aveva chiesto ai leader mondiali che avrebbero preso parte alla riunione del G20 di condannare la legge anti-omosessualità e fare tutto ciò che è in loro potere per spingere le autorità russe a ritirarla. La richiesta di abrogare la norma omofoba russa è stata appoggiata anche dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha dichiarato come, tali leggi, siano «intrinsecamente discriminatorie sia negli intenti che nei loro effetti».
Nonostante le numerose prese di posizione a livello mondiale, i rappresentanti istituzionali dell’Italia stentano a prendere un impegno concreto. Sembrano preferire assistere in silenzio a quello che il presidente dell’Arcigay, Flavio Romano, ha definito «pericoloso imbarbarimento, di cui non si vuole cogliere la portata».
Piena partecipazione, invece, da parte dei cittadini italiani che hanno aderito in massa alla manifestazione di domenica. Soltanto a Palermo erano quasi un centinaio al kiss-in organizzato davanti al Consolato Generale della Federazione Russa, da Arcigay Palermo, Uniattiva, Udu, LEFT, Arcigay Messina, Arcigay Catania, Arcigay Siracusa. I baci sono stati preceduti da diversi interventi “a megafono aperto”, che hanno evidenziato come l’ondata di violenze contro le persone Lgbti e la legge omofoba russa rischino di propagarsi ad altri Paesi europei (come l’Ucraina e la Moldavia), suscitando anche parecchie simpatie tra i fanatici italiani. La Russia, inoltre, non è poi così tanto distante, come si potrebbe pensare.
Basta ricordare che l’Italia occupa uno degli ultimi posti in Europa in materia di diritti civili. «La legge contro l’omofobia, in discussione in Parlamento – sottolineano gli organizzatori -, ha suscitato preoccupanti proteste da parte di numerosi omofobi italiani (tra cui diversi parlamentari e politici). Nella palude del parlamento siciliano giacciono sepolti ben due disegni di legge sul tema, la cui discussione non è stata programmata. In altre parole, “la Russia non è lontana”, e la questione dei diritti viene marginalizzata da una politica miope e priva di etica».
Lo stesso Comune di Palermo, che con l’amministrazione Orlando si è mostrato eccezionalmente vicino alla promozione dei diritti civili e delle persone Lgbti in particolare (vedi l’istituzione del registro delle unioni civili e l’appoggio dato al Pride nazionale), è gemellato con Jaroslavl’ e Samara, due città russe.
Il prossimo passo della protesta contro l’omofobia in Russia è proprio questo: chiedere formalmente al Comune di prendere posizione, annullando i gemellaggi con queste due città, in segno di protesta contro la legge (che viola il trattato CEDU ed è stata censurata dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani). In Italia due grandi città hanno già compiuto questo passo: Venezia e Milano. In forse anche il gemellaggio di Torino. In molti sono sicuri che il Comune di Palermo vorrà provvedere allo scioglimento del gemellaggio, in coerenza con gli ideali fino ad ora espressi.

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