Pubblicato: Mer, 28 Ago , 2013

Sono onorata di chiamarmi Riina

La figlia del boss che ordinò sanguinosi omicidi di mafia, intervistata dalla tv svizzera, si dice dispiaciuta delle tante vittime ma non vorrebbe mai avere un altro nome

 

di Aurora Della Valle 

NEWS_158226E’ il classico esempio di quanta poca dignità e ritegno possa avere una persona, incapace di riconoscere di portare un cognome legato alle pagine più buie e drammatiche della storia del nostro paese.
“Sono certamente dispiaciuta per le vittime della mafia, ma contemporaneamente sono felice di portare il nome di mio padre”. Chi parla in questa maniera, intervistata in esclusiva dalla televisione svizzera, è Lucia Riina, figlia del sanguinario capomafia Totò Riina, a detta sua onorata di portare questo cognome, immaginando di essere come ogni figlio che, amando i suoi genitori, non voglia cambiarlo.
“Corrisponde alla mia identità”, ha affermano la giovane siciliana durante l’intervista, doppiata in francese, che ha subito fatto il giro del mondo. “Sono dispiaciuta per le vittime di mio padre, ma penso che siamo tutti figli di qualcuno, quindi non bisogna restare nel passato ma andare avanti per noi, per le generazioni future”.
Parlando, poi, della sua vita, Lucia Riina ha ricordato le preghiere che caratterizzavano i momenti serali in famiglia. “Sono i miei genitori, siamo cattolici e devo dell’amore a mio padre e mia madre. Quest’ultima, poi, è stata estremamente importante, poiché non abbiamo potuto andare a scuola. È lei che ci ha insegnato a leggere e a scrivere”.
Nel sottolineare, infine, di avere pensato di volere lavorare in Svizzera, paese nel quale ha compiuto il suo primo viaggio all’estero, ha ammesso che uno dei momenti più tristi della sua vita è stato il giorno dell’arresto del padre. Che strano, visto che per gran parte degli italiani, ma soprattutto per i familiari di quelle vittime delle quali la giovane Riina si dice dispiaciuta, il 15 gennaio del 1993 è stata una delle giornate più belle dei loro ultimi anni.
Inevitabili le polemiche che si sono subito accese, una volta andato in rete il video dell’intervista. Per Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari della strage di via dei Georgofili, “la figlia di Riina, la sua favoletta di brava figlia che ama quell’assassino di suo padre, ma che le dispiace tanto per le vittime di mafia, la vada a raccontare a qualcun altro e la smetta di rilasciare interviste a tanto il chilo. Suo padre non ha ucciso qualcuno durante un raptus, ma ha macellato e fatto macellare scientificamente centinaia di poveri cristi che si sono trovati anche solo sulla sua strada, come i nostri figli. Inorridisca, una buona volta, Lucia Riina davanti a tanto sangue innocente, versato perché quelle come lei potessero fare la bella vita”.
Tuonando ancora contro questa scelta, la Maggiani Chelli annuncia che “la prossima volta che rilascerà un’intervista del genere penseremo seriamente a querelarla per lesa memoria dei nostri morti. Ai giornalisti che hanno raccolto i pensieri della Riina, invece, dico che bastano le nostre di televisioni ad esaltare i figli dei criminali, quindi non ci si mettano anche quelle svizzere”.

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