Sicilia, ok al ddl sull’editoria
L’ARS ha approvato martedì sera il ddl sul sostegno all’editoria, una torta da 15 milioni di euro
Approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana il disegno di legge sui contributi all’editoria, il disco verde è arrivato con 35 voti a favore contro 24, la votazione è avvenuta tramite voto segreto come richiesto da M5S e PDS.
La legge è stata sostenuta sia dall’opposizione che dalla maggioranza con la sola opposizione dei grillini. Questi, oltre ad essere contrari per principio ad un sostegno pubblico per i giornali, «la stampa deve essere libera» hanno detto, si sono scagliati contro la scelta di cancellare il comma che escludeva dai finanziamenti i soggetti con sentenze passate in giudicato. A questo riguardo, il primo firmatario Leanza ha risposto che quel passaggio metteva in pericolo l’intera legge in quanto, facendo riferimento ad una norma penale, avrebbe esposto il ddl al rischio d’impugnativa da parte del Commissario dello Stato.
La norma, attingendo ad un fondo di 15 milioni presi dal FESR 2014-2020, prevede la concessione di contributi all’editoria per il consolidamento di debiti pregressi, in conto interessi e in garanzia per gli investimenti. Il dibattito in queste settimane si è concentrato sui soggetti destinatari degli aiuti, al punto che l’articolo 4, che disciplina i beneficiari, è stato completamente riscritto in Commissione. Il testo approvato prevede che possano accedere ai finanziamenti le testate giornalistiche di informazione sia online, televisive, cartacee o radiofoniche, i periodici e le agenzie di stampa che operano in Sicilia e che fatturano almeno il 60% nella regione. Rimangono escluse quelle riconducibili a partiti, movimenti politici, confessioni religiose, organizzazioni sindacali, professionali o di categoria.
Requisito aggiuntivo è l’essere in regola con i pagamenti e i contributi per i dipendenti ed avvalersi solo di personale giornalistico inquadrato nel contratto nazionale. In più le testate online dovranno avere un direttore responsabile e un giornalista dipendente a tempo pieno e dovranno avvalersi esclusivamente di personale iscritto all’ordine per svolgere l’attività.
La legge, salutata da applausi bipartsan, presenta più di un lato oscuro. I requisiti stringenti, spesso senza apparente motivo, rendono lecito il dubbio che si sia voluto indirizzare il contributo verso una ristretta e conosciuta platea di beneficiari, inoltre rimane la questione di principio: è giusto che si finanzino con soldi pubblici delle aziende incapaci di stare sul mercato? La norma infatti non prevede solo contributi per l’adeguamento tecnologico e per il passaggio al digitale, quindi un investimento fruttifero di risultati, ma configura anche degli aiuti solamente utili a tenere in piedi, a spese dei contribuenti, aziende decotte. È vero che l’informazione non è un settore come un altro e si potrebbe obiettare che questo è uno dei “costi della democrazia” ma, a maggior ragione, non sarebbe meglio che questa si finanziasse senza dipendere dal potere politico?
Ovviamente 15 milioni, davanti un bilancio regionale di 27 miliardi, non sono decisivi ma se si ragiona sempre con il solito “gli sprechi sono ben altri” non si affronteranno mai i già incancreniti problemi siciliani. Forse moriremo di benaltrismo…e anche allora i problemi saranno ben altri.