Ricordo di Marina Mariani
Il 16 febbraio è morta a Roma la poetessa napoletana Marina Mariani, all’età di 85 anni. Poetessa delle cose, del quotidiano vissuto in campo lungo, riprendendo il concetto dell’artista Cezannè
di Rosalba Di Giuseppe
Marina Mariani era una donna che non temeva di perder tempo e proprio per questo lo spendeva bene perché lo riabilitava, ne dava nuovo senso discorrendo, condividendo, leggendo, dedicandosi agli altri e le altre. Non procedeva con i passi, nè con il pensiero, l’aveva imparato dai pescatori che avevano consacrato quasi tutto il loro tempo al mare, ”Io sto./ Mi porta/ la barca:la dirigo appena/ ma più m’affido a lei.”/ Viveva naturalmente e coraggiosamente, intonando Let it be (Lascia che sia). Raccontava con precisione e ironia, osservando la realtà che aveva visto in campo lungo, seguendo la scia di Cezannè, ”è necessario dare l’immagine di ciò che vediamo dimenticando come è apparsa davanti agli occhi.” L’occhio freddo si riscalda attraverso un’opera di trasformazione sentimentale, che si apre su una panoramica nascosta ai sensi che si apre ai suoni, come La Valse, suscitatagli da Ravel, ”ed ogni volta,mia immagine, ti vedo formartidall’indistinto,ti avverto,mio ritmo, diventare suonodal silenzio minaccioso.”
Rivaluta, rida un’importanza quasi cinematografica alle cose, alle persone, alle situazioni famigliari: “Una farfalla / è entrata nella macchina” – “una vespa…” / “Hai paura? Su, apri il finestrino.” // … /Il viola si fa grigio piano piano, / d’un tratto è inverno. Infine un tentativo, / l’ultimo. E in fondo, gliene sono grata. / Accompagno qualcuno all’aeroporto, / e si fa sera»
Il famigliare quanto più desiderava ” che già si svelava intonacato di luce” .Ispirata dalla leggerezza di Attilio Bertolucci. (Verso le sorgenti del cinghio) Amava molto Umberto Saba, prese in prestito le sue parole ”Con una goccia di superstite amore”, per un suo articolo apparso sull’Unità in cui parla della magia dell’elenco telefonico, ”che rimanda l’immagine di mondo messo pazientemente in ordine”, una sperimentazione gioiosa dell’organizzarsi.
Definita la Szymborska italiana per l’amore per le piccole cose, per il quotidiano, per la spiccata ironia. Marina Mariani spostava una parola da qui a là e azzardava, (si, è proprio uno strano mestiere scrivere versi) e più rischiava più imparava qualcosa da se stessa, anche in età abbastanza matura, rispondendo così a Saba che domandava: ” a una certa età si può solo imparare o insegnare. Ma chi può insegnare a un vecchio? Deve imparare da se stesso o sparire. ” Marina non volle sparire neanche quando morì.