Palermo: la scuola e il volontariato si incontrano
Un protocollo d’intesa, per dare modo ai ragazzi di fare della legalità uno stile di vita
Una mattinata ricca non solo di interventi, ma soprattutto di contenuti, quella che si è svolta al Circolo didattico “Filippo Raciti” di Borgo Nuovo, durante la quale si è parlato di legalità e di antimafia traendo spunto dal protocollo di intesa, firmato tra lo stesso istituto scolastico e l’associazione “Liberisempre” per favorire l’acquisizione di atteggiamenti e comportamenti rispettosi della legalità democratica e della convivenza civile, attraverso l’attivazione di percorsi educativi nelle scuole elementari e medie inferiori dei quartieri più a rischio della città di Palermo, tra cui in prima battuta proprio Borgo Nuovo. “Non a caso stiamo partendo da una scuola che insiste in un quartiere periferico e difficile perché crediamo che il cambiamento debba avere inizio da chi vive quotidianamente i problemi – ha affermato il presidente dell’associazione “Liberisempre”, Mario Linguagrossa -. Lo scopo della nostra associazione è, infatti, quello di dare ai ragazzi gli strumenti per avvicinarli alle istituzioni al fine di comprenderne l’importante ruolo e servizio che svolgono nella società”. Strumenti, che devono essere maneggiati con cura, per fare comprendere profondamente agli studenti cosa vuol dire praticamente cultura della legalità. “Noi pensiamo che la legalità non debba essere considerata semplicemente conoscenza e rispetto formale di regole e leggi – ha aggiunto Isidoro Farina, curatore dello specifico progetto -, ma anche e soprattutto partecipazione attiva, critica costruttiva alla vita del proprio territorio. In quest’ ottica, la scuola può e deve svolgere un ruolo fondamentale nella maturazione, tra gli alunni, di un positivo senso di appartenenza al proprio contesto territoriale, attraverso la promozione di una approfondita e consapevole conoscenza delle sue risorse e delle sue opportunità, ricercando al contempo occasioni di reale partecipazione alla sua vita”. Importante, questa iniziativa di apertura al territorio, pure per ribadire che, nonostante gli ultimi atti vandalici abbiamo causato un danno di natura edilizia di circa 40mila euro, e uno tecnologico di altri 50mila euro, nessuno del corpo docenti ha mai pensato di deporre le armi, decidendo invece di raddoppiare l’impegno quotidiano, e chiamando a raccolta quanti credono nel valore della sinergia, per sconfiggere atteggiamenti di violenza e prevaricazione. “Come comunità di educatori abbiamo il dovere di costruire progetti di vita che infondano speranza anche a chi vive in territori difficili come questo – ha ribadito il preside della “Filippo Raciti”, Fabio Passiglia -. Per questo, ci rivolgiamo principalmente a quelle famiglie e a quei ragazzi che sanno che esiste un mondo altro dalla mafia e dall’illegalità”. Un mondo, in cui non ci sia spazio per la codardia e l’indifferenza. “Guardate che i prepotenti sono dei vigliacchi. Così come quelli che hanno compiuto questo scempio, agendo di nascosto, di notte, sono soggetti che voi non dovrete mai ammirare – ha detto, rivolgendosi in maniera accorata agli studenti, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Palermo, Antonino Di Matteo -, perché fondamentalmente anche il più pericoloso dei mafiosi è un vigliacco. Non hanno nulla che un ragazzo, una persona normale, possa ammirare, perché sono delle persone che si fanno scudo del sopruso e della violenza, così come della loro sete di ricchezza e di potere, per uccidere la libertà altrui. Convinti di ciò, dobbiamo altresì essere certi che la rivoluzione culturale che sconfiggerà la mafia partirà proprio dalle scuole dei quartieri periferici, degradati, dei paesi più arretrati della nostra Sicilia. La nostra responsabilità di adulti è, dunque, quella di dare l’esempio con il nostro operato quotidiano, facendo capire ai ragazzi che noi siamo dei cittadini che servono le istituzioni non per acquisire denaro, potere, visibilità, ma per cambiare veramente le cose”. Parole che hanno toccato tutti i presenti, primi tra tutti gli stessi alunni, che alla fine della mattinata hanno avuto domande per tutti i relatori, chiedendo loro come potersi difendersi dalla mafia, che faccia abbiamo i mafiosi, perché i beni confiscati alla mafia non vengano assegnati a chi non ha casa e alle associazioni, ma anche quale valore abbiano oggi i pentiti. “I quesiti di questi ragazzi – ha voluto sottolineare Di Matteo – ci fanno capire che non possiamo deluderli, se vogliamo che il cambiamento avvenga veramente. Noi viviamo in una città, Palermo, dove negli ultimi 30 anni, e non solo, sono stati compiuti dei delitti che non hanno avuto uguali in nessuna altra parte del mondo. Sono stati uccisi, anche con il ricorso alle stragi, magistrati, politici, prefetti della Repubblica, presidenti della Regione, ufficiali dei Carabinieri, funzionari della Polizia, imprenditori, sacerdoti, giornalisti, medici, semplici cittadini ribellatisi al ricatto della mafia. Non dobbiamo mai dimenticarci di loro e della peculiarità della nostra terra. Voi, insegnanti, avete solamente un dovere, a mio parere, che è quello di non trascurare mai queste storie, cominciando a formare i giovani attraverso l’informazione su quanto è accaduto e continua ad accadere. Esorto, poi, voi, ragazzi, a tenervi informati, nonostante la televisione tenda a fare passare maggiormente altre notizie rispetto a quelle sulla corruzione dilagante, sulla pericolosa commistione tra la mafia e la politica, tra la mafia e il potere, sulle infiltrazioni nell’economia legale della mafia attraverso l’apporto di capitali sporchi investiti in imprese apparentemente pulite. Ricordate che l’indifferenza è dei vigliacchi, uccide come la mafia e crea le condizioni perché Cosa nostra diventi forte. Se ciascuno avesse il coraggio, se ciascuno avrà il coraggio nella sua vita, qualunque mestiere faccia, di dire no alla violenza e al sopruso mafioso, state sicuri che potremo vincere. Sono, quindi, convinto che, formando i ragazzi alla cultura dell’impegno, dell’assunzione di responsabilità, del non delegare ad altri, del non aspettare sempre da altri ciò che invece si può cominciare a fare da se stessi, è da queste scuole, da questi quartieri, che potrà partire il cambiamento”. Affermazioni che hanno dato l’input al Presidente della Commissione Antimafia dell’Unione Europea, Sonia Alfano, per ribadire quanto possa essere straordinaria una scuola di periferia come la “Filippo Raciti”, “prima di tutto perché porta il nome di un poliziotto che ha perso la vita nell’adempimento del suo mestiere, ucciso proprio dall’arroganza di un ragazzino che pensava di potere fare qualsiasi cosa, anche levare la vita a un marito e a un papà”. “E’ ulteriormente straordinaria perché ci sono bambini, che ci guardano e che stanno attenti a tutto. Per me le scuole sono tutte alla pari l’una con l’altra, e mi dispiace vedere quanto diventi ogni giorno sempre più difficile andare avanti con poche risorse, facendo spesso venire meno gli stimoli da dare ai bambini per fare loro credere in un futuro diverso, possibile. Ricordo sempre con molta emozione le parole del Calamandrei, quando scriveva che “se si vuole rendere un popolo schiavo, basta tenerlo ignorante”. Una grande verità. La nostra necessità oggi, lo diceva il dottore Di Matteo, è quella di informare. Anche per me è importante raccontare ai ragazzi storie che non conoscono, e che forse non conosceranno mai perché i mezzi di informazione non consentono loro di sapere. Per tanti è purtroppo meglio conoscere cosa farà Corona, piuttosto che sapere della vita di uomini che la mattina sono usciti per andare a lavorare e non sono più tornati a casa”. Come suo padre Beppe, coraggioso giornalista, ucciso dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio del 1993. Importante, al fianco degli operatori scolastici e sociali, la presenza delle forze dell’ordine che, anche a Borgo Nuovo, portano avanti un’azione volta a ristabilire la legalità laddove troppo spesso si crede che non ci sia futuro né speranza per chi ci vive. “Il ruolo che rivesto – sono state le parole del Commissario Capo della Polizia di Stato, Laura Battaglia – mi consente di essere parte attiva in un processo di contrasto, di evoluzione e sviluppo di mentalità e coscienze diverse. Ringrazio tutti voi per averci dato la possibilità di essere testimoni di questo progetto, rendendoci parte attiva di una missione comune, ognuno con le proprie responsabilità e compiti, tutti con l’obiettivo comune di cambiare le cose. E’, per questo, importante che sin da piccoli la scuola sviluppi atteggiamenti, comportamenti e mentalità differenti, improntati ad altri valori. Grazie, poi, del contributo che voi, docenti e genitori, ci date ogni giorno, segnalandoci ciò che ci consente di mettere in atto attività di contrasto alla criminalità e alla mafia”. “Contro le mafie dobbiamo schierare un esercito di maestri. Lo diceva un grande scrittore come Bufalino, e io amo ricordarlo ogni volta che ho degli incontri in scuole come questa”. A parlare così è stato Giuseppe Lumia, ex Presidente della Commissione Antimafia, ribadendo il grande valore della scuola di oggi. E, rivolgendosi direttamente ai ragazzi presenti nell’aula magna dell’istituto di via Alia, ha chiesto loro di prestare maggiore attenzione a quanto accade attorno. “Dovete convincervi di essere degli operatori di speranza, consapevoli di avere la forza della verità dalla vostra parte. Esercitate a casa la libertà che i vostri docenti vi insegnano, ricordando che i mafiosi hanno due sole divinità, due falsi dei, peraltro del tutto distruttivi: il dio denaro e il dio potere. Quando li perdono, però, non hanno più nulla. Se terrete presente tutto questo, saprete quali sono le regole del gioco, e potrete spiegare agli adulti che non devono essere violate”. Regole che forse non sempre valgono in territori come Borgo Nuovo. Dove c’è anche chi non vuole considerare “di frontiera” una scuola come la Raciti. “Per me non ne esistono scuole di frontiera – ha tenuto a dire l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Barbara Evola -, così come non esistono quartieri bene e non bene. Per me esistono persone perbene e persone non perbene, che amano o non amano la loro terra. Caponnetto diceva: “La scuola e la cultura tagliano l’erba sotto i piedi della mafia”. Lo sforzo che dobbiamo fare con la politica è invertire una direzione pericolosa, che è passata dalla negazione del diritto e ha creato la cultura della mafia, della prepotenza e della clientela”. Coloro che si scontrano con la cultura del compromesso e del sopruso che crea il proliferare di sacche di povertà e disagio, oltre alla scuola, sono tanti altri soggetti che vivono quotidianamente in realtà “difficili” come Borgo Nuovo. In trincea, a stretto contatto con una realtà che ha difficoltà a emergere dal buio, per esempio, troviamo padre Antonio Garau, della vicina parrocchia di “San Paolo Apostolo”. “C’è tanta luce in questo quartiere che, però, rischia ogni giorno di essere spenta. Quello che io dico – ha tuonato il sacerdote – è che ci stiamo sempre più dimenticando dei bambini di Palermo, ai quali, per esempio, quest’anno abbiamo voluto dedicare il Premio “Padre Puglisi”. Il nostro quartiere è uno tra i più grandi di Palermo, ha strutture meravigliose e spazi in cui si potrebbero realizzare campi di calcio, iniziative di ogni genere, ma non si è fatto niente e si continua a non fare niente. La lotta alla mafia in teoria è molto bella, ma nella pratica la fanno solo i carabinieri, i finanzieri, i poliziotti e i magistrati. Dobbiamo tornare a rioccuparci del sociale, del territorio. Cerchiamo di non fare solo parole, che rimangono tali. Abbiamo bisogno di progetti finanziati, che possano dare aiuto a tutti i nostri bambini, i cui genitori sono disoccupati e non possono garantire loro tre pasti quotidiani. Momenti come quello di oggi sono molto belli, ma devono diventare propositivi, vedendoci lavorare tutti insieme, in sinergia”. Ecco perché un progetto come “La legalità è qui”, che l’associazione “Liberisempre” sta per attuare attraverso il protocollo d’intesa con la “Filippo Raciti”, diventa un punto di partenza importante per realizzare i tanti sogni di chi vede come e quanto può cambiare in meglio una realtà come Borgo Nuovo. Dopo questo evento, ci si rimboccherà le maniche e si comincerà a programmare, organizzando un tavolo tecnico per immaginare i percorsi di attività da proporre in orario curriculare, extrascolastico o curriculare extrascolastico. Il tutto, finalizzato anche ad arrivare alla Primavera, pronti a inaugurare in grande stile il Parco della Raciti. “Allora e non prima, perché dalla cava di Borgo Nuovo confiscata alla mafia arriverà il marmo che il Coime ci sistemerà fuori – ha spiegato in conclusione il vicepreside, Leonardo Ivan Chiarello – mentre il supermercato La Torre ci darà un contributo per comprare le panchine. Ci sarà anche una ditta che, a titolo di volontariato, ci sistemerà il terreno, così potremo piantare i semi per avere in tempo il prato verde. Nino Parrucca, invece, realizzerà, sempre gratuitamente, l’icona della Madonna Virgo Fidelis, patrona e protettrice dei Carabinieri, Arma a cui abbiamo voluto dedicare il parco perché sin dall’inizio ci è stata vicina in questo percorso di legalità. E’, però, un viaggio lungo, che chiede la collaborazione di tutti. Durante la strada, ci saranno anche le associazioni “Vivi Sano” e “Jesus Vitae”, che nelle ore pomeridiane si occuperanno del contenimento della dispersione scolastica. La cosa certa è che, grazie al lavoro che andremo a realizzare con Liberisempre, intendiamo arrivare lontano, contribuendo a creare le coscienze nei più piccoli e nelle loro famiglie. Un obiettivo certo ambizioso, ma non impossibile da raggiungere”.