Palazzo Abatellis, opere a rischio. Intervenga la Regione
I Cinque Stelle hanno presentato un’interrogazione all’Ars, per conoscere i piani dell’assessorato ai Beni Culturali volti a tutelare i nostri tesori.
di Matilde Geraci
Nessuna protezione contro il caldo, il freddo e l’umidità per le opere d’arte custodite a Palazzo Abatellis, situato nello storico quartiere palermitano della Kalsa. Così, il Movimento Cinque Stelle chiede l’intervento della Regione per metterle al sicuro.
Per farlo, il gruppo parlamentare all’Ars ha presentato una interrogazione diretta all’assessore per i Beni culturali e l’Identità siciliana, Maria Rita Sgarlata, per sapere se «non ritenga opportuno mettere in atto nel più breve tempo possibile adeguati interventi per evitare rischiosi danneggiamenti, verificando se già non ve ne siano, e per conoscere tempi e risorse da destinare alla tutela e salvaguardia di un patrimonio artistico primario per la Sicilia e per i siciliani, attualmente a rischio danneggiamento».
Nell’atto parlamentare, che vede come prima firmataria la bagherese Claudia La Rocca, si legge che i locali di Palazzo Abatellis (dove si trovano importanti opere del Quattrocento, come l'”Annunziata” di Antonello da Messina, o l’altrettanto celebre “Busto di gentildonna”, di Francesco Laurana, nota anche come “Eleonora d’Aragona”) non presentano alcun tipo di impianto idoneo a garantire temperatura e umidità ottimali per la conservazione delle importanti opere custodite, esponendole, di conseguenza, ad ogni tipo di sbalzo climatico. Dal freddo invernale all’afoso caldo estivo.
«In questo palazzo – afferma la deputata grillina – sono esposte preziosissime opere lignee policrome che, come recitano importanti vademecum per la manutenzione ordinaria dei beni preziosi delle nostre comunità, vanno conservate rispettando precisi parametri di umidità e temperatura. Non farlo (come invece attualmente avviene a Palazzo Abatellis), significa esporre le opere a contrazioni e dilatazioni di volume, quasi sempre cause di sollevamenti e distacchi delle stratificazioni pittoriche sovrastanti, che non riescono a comportarsi in modo altrettanto elastico. Il rischio di fessurazioni, fenditure e spaccature dei masselli lignei, in queste situazioni, è altissimo, ed è nostro preciso dovere evitarlo per tempo».
Sempre la tutela dei beni culturali anima una seconda interrogazione presentata dal Movimento Cinque Stelle, per capire quale sorte preveda il governo Crocetta per Villa Belmonte: se destinarla, cioè, a sede del CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa), come previsto dallo scorso governo, o riservarla – soluzione auspicabile – alla fruizione turistica e didattica.
Rimane da chiarire come mai si sia dovuta attendere un’interrogazione all’Ars per porre all’attenzione della Regione e del suo Parlamento la situazione di abbandono (è il caso di dirlo) in cui sono lasciate opere d’arte di inestimabile valore, peraltro invidiateci da tutti. Veri e propri gioielli di cui la Sicilia dovrebbe farne un vanto e alla quale, invece, rattrista constatarlo, sembra non importare nulla.
E dire che, per salvaguardare tali opere dagli effetti del clima, non servirebbero chissà quali somme. Sarebbe sufficiente un impianto per mantenere la temperatura costante, indipendentemente dal fatto che sia estate o inverno. Un sistema semplice, già adottato da quasi tutti i musei del mondo. Altrove hanno, infatti, capito da tempo che le condizioni microclimatiche rappresentano una componente fondamentale per garantire una perfetta conservazione delle opere d’arte.
Senza dimenticare l’esistenza dei vincoli che impongono a quei musei, che intendono allestire delle mostre temporanee con opere provenienti da altri spazi espositivi, l’adozione di impianti di climatizzazione per garantire un controllo costante dei parametri climatici ambientali durante tutto l’anno.
I vincoli riguardanti i prestiti delle opere d’arte vengono imposti, ovviamente, da musei dotati già di tali sistemi. I tesori temporaneamente fuori sede devono, infatti, essere conservati in condizioni ambientali possibilmente identiche a quelle del museo d’origine, altrimenti il rischio che si corre è quello di un dannoso shock termico. Ciò significa che, essendo Palazzo Abatellis sprovvisto di tutto ciò, non potrebbe assolutamente ospitare in tali condizioni alcuna esposizione di opere esterne, qualora si presentasse l’occasione.
Eppure, come si diceva, la soluzione è semplice. I più recenti progetti internazionali in campo museale (che portano la firma di architetti del calibro di Renzo Piano e di Richard Meier) vedono l’impiego di diversi tipi di impianti, che tengono conto della tipologia dei percorsi di visita, delle dimensioni del museo, del tipo di esposizioni e, aspetto fondamentale, della struttura architettonica dello spazio, generante – com’è comprensibile – altri e notevoli vincoli. In ogni caso, gli impianti di microclima, presenti nei maggiori musei del mondo, sono stai progettati dando ottimi risultati sia dal punto di vista estetico che funzionale.
Sono, forse, nel nostro caso, proprio i vincoli architettonici a impedire di far distribuire l’aria in modo che non danneggi le opere ivi presenti? Altrove hanno risolto realizzando solitamente delle “false pareti” divisorie, poste ad una distanza di circa 30 cm da quelle originali. In questo modo, si viene a creare uno spazio bastevole per essere utilizzato come canale di mandata e ripresa dell’aria, cosicché eventuali soffitti e pavimenti dall’alto valore storico-artistico non vengono rovinati.
Se, però, il problema non scaturisce nemmeno da ipotetici vincoli architettonici, il dubbio – duole ammetterlo – è che la situazione in cui versa il palazzo, sede della Galleria Regionale, sia da attribuire esclusivamente ad un’incuria e ad un menefreghismo a cui, troppo spesso, siamo costretti ad assistere in quest’Isola.