Lettera aperta all’arcivescovo di Palermo
Dopo le polemiche sulle immagini riguardanti l’amore omosessuale proiettate nella facciata della cattedrale.
Pubblichiamo la lettera aperta a Monsignor Romeo inviataci da una nostra collaboratrice
Illustre arcivescovo Romeo, le scrivo per dirle anch’io ero presente domenica sera, per il festino di Santa Rosalia, reputo come lei vergognoso quanto accaduto. Vergognoso che la gente sia così non curante verso le sensibilità altrui. Poco importa se sia stato il caldo o la voglia di festa e condivisione, abbandonare i rifiuti (bottiglie, plastica, cartaccia) in ogni angolo di strada, senza nessun rispetto per i valori che fondono il comune senso civico, senza riguardi per la bellezza della Santuzza, è stato davvero indecente, non crede? Mi scusi, forse ho fatto confusione, mi pare che il suo disappunto, il suo disgusto si sia riversato su un altro aspetto dell’evento. I simboli comparsi sulla facciata della cattedrale non le sono piaciuti perché hanno richiamato l’amore universale, comprendendo anche quello omosessuale, considerato dalle Curie, (non solo da quella di Palermo, purtroppo) deviante, eversivo, pericoloso, perché unisce persone dello stesso sesso. Non ho mai capito perché le persone illuminate come lei abbiano paura.
Paura che questi richiami possano turbare e far deviare il cammino delle donne e degli uomini di buona volontà.
Chi ha paura non è perfetto nell’amore. ( I, Giovanni 4, 18) Io sono credente ed eterosessuale, credo nella famiglia allargata, “più siamo meglio stiamo”, credo nella preservazione della specie umana, ma soprattutto nell’adozione, perché è insopportabile sapere gli orfanotrofi affollati, credo nella convivenza che spinge ad una maggiore conoscenza, ad una maggiore motivazione amorosa, credo nell’amore nei riguardi delle persone, degli animali, della natura, credo che niente si distrugge che tutto si trasforma. Le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate di nuove (2, Corinzi, 5,17).
L’assessore alla cultura Giambrone si è detto dispiaciuto ma le ha anche spiegato il significato di quelle immagini, affermando esse rimandano alle diverse anime che compongono la città di Palermo, ha detto che probabilmente tali riferimenti non dovevano essere proiettati nella facciata della cattedrale.
E’ come dire che le persone LGBT non dovrebbero avere accesso alla casa di Dio. Perché non rileggiamo insieme la lettera di San Paolo ai Romani? “Consapevoli che né morte, né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio.” A volte dimentichiamo che è possibile vivere accettando se stessi, amare ciò che ci piace, vivere felici ed essere credenti.
La informo che circa 700 donne e uomini di buona volontà fanno parte dei 26 gruppi di cristiani omosessuali presenti delle città italiane, dalle Alpi alla Sicilia.
In Italia solo le diocesi cattoliche di Torino e Cremona hanno una pastorale per l’accoglienza delle persone LGBT. Ogni anno dal 2006, nei giorni che precedono il 17 maggio, (giornata contro l’omofobia) i gruppi italiani organizzano veglie ecumeniche di preghiere per ricordare le tante vittime della violenza omofoba.
Dal 2007 il Centro Studi e documentazione Ferruccio Castellano di Torino raccoglie testi e documenti sul tema “fede e omosessualità.” Io continuo a riflettere su quanto accaduto, sul non rispetto della sensibilità altrui, sul senso civico, sui passi avanti che ha fatto Palermo in termini di diritti civili, e quanti ancora ne deve ancora fare, sarebbe proficuo sviluppare una riflessione comune.
Cordiali saluti.
Rosalba di Giuseppe