L’albergo diffuso, opportunità o occasione perduta?
Con la votazione finale di mercoledì 24 luglio si è concluso l’iter parlamentare che ha portato in Sicilia alla introduzione dell’albergo diffuso.
Questa tipologia di struttura ricettiva, che consente il recupero e il riuso dei borghi e dei centri storici colma una assenza normativa che si protraeva dal 1996 e che ancora dovrebbe dispiegarsi inun disegno di legge organico per il nuovo turismo siciliano.
Attenderemo adesso di conoscere le norme regolamentari e ogni altro elemento per la loro concreta realizzazione.
Nel frattempo prendiamo atto e segnaliamo che:
finalmente si potranno realizzare alberghi diffusi con i fondi comunitari anche nei centri turistici
che la stessa regione ha definito “maturi” ( Taormina, Cefalù ecc.), e non solo nei piccoli comuni dell’entroterra a rischio desertificazione, che sembra o pare non interessino .
( e non si dica che si potranno fare pure nei comuni dell’entroterra perché avendo a disposizione risorse comunitarie per tutta la Sicilia, gli imprenditori sceglieranno secondo convenienza di mercato).
L’intervento arriva nel momento di minimo storico del mercato immobiliare in cui la povera gente svenderà a imprenditori “cultori del recupero e della sostenibilità ambientale” i propri immobili a due soldi.
Che qualche comune addirittura regali le case di proprietà comunale che se utilizzate per gli alberghi diffusi non pagheranno neanche le tasse e imposte comunali per le camere, ma solo per le aree comuni, cosa che tutto il settore della ricettività chiede da tempo, ma a cui non” si da risposta”(forse perché non hanno parlato con i Grillini ma con il Governo).
Del resto la fretta per approvare la legge potrebbe essere stata dettata dal fatto che la settimana prossima o comunque prima della chiusura feriale l’Assemblea Regionale potrebbe dare indicazioni per rimodulare fondi comunitari destinati al turismo e quindi aggiungere e finanziare gli alberghi diffusi e dare indicazioni anche per il riuso dei borghi. Esa coinvolgendo i privati magari attraverso gli alberghi diffusi.
Chissà! Se le ragioni della fretta fossero queste.
Per carità legittime, comprendo che si è giocata una partita di furbizia.
Invito a riflettere sul fatto che la commissione parlamentare nei suoi lavori preparatori non ha ritenuto di ascoltare gli albergatori siciliani,
che forse erano interessati a dire la loro, come del resto non sono stati” auditi” gli operatori che si sono impegnati per il recupero dei centri storici minori e cioè noi di Asipa. Forse perché siamo “archeologia turistica” e quindi da conservare e non utilizzare, occupandoci di questi temi da oltre 15 anni.
COMUNICATO STAMPA di Salvatore Scalise ASIPA