La lotta degli studenti per il diritto alla casa
Un’emergenza che minaccia il diritto allo studio.
Nel corso del 2023, le proteste degli studenti universitari italiani si sono intensificate in tutta la nazione, con una richiesta chiara e urgente: il diritto alla casa. Il crescente aumento dei costi degli alloggi, soprattutto nelle grandi città, sta rendendo sempre più difficile per gli studenti trovare una sistemazione accessibile. Questa crisi abitativa sta mettendo in seria discussione non solo il diritto all’abitare, ma anche il diritto allo studio, poiché per molti studenti la difficoltà a trovare un alloggio rende impossibile proseguire il percorso universitario.
Il problema degli alloggi per gli studenti non è nuovo, ma negli ultimi anni ha raggiunto proporzioni critiche. Quasi due terzi degli studenti universitari italiani si trovano a dover affrontare l’impossibilità di accedere a un’abitazione adeguata. Questo è particolarmente vero per i cosiddetti fuori sede, cioè quei giovani che, provenendo da città o regioni diverse rispetto a quella in cui studiano, sono costretti a trovare una sistemazione lontano da casa. In Italia, si stima che siano quasi un milione gli studenti fuori sede, una cifra significativa che evidenzia la portata del problema.
Il mercato immobiliare delle città universitarie, da Milano a Roma, da Bologna a Firenze, è caratterizzato da prezzi esorbitanti che superano spesso le capacità economiche delle famiglie medie italiane. Gli affitti possono raggiungere cifre astronomiche, con stanze che superano i 600-700 euro al mese. Questo ha un impatto devastante per chi proviene da famiglie a basso reddito o con limitate risorse economiche, costringendo molti studenti a rinunciare ai propri sogni di formazione.
Nel 2023, di fronte a una situazione sempre più insostenibile, migliaia di studenti hanno deciso di alzare la voce. Da nord a sud del Paese, sono state organizzate proteste e occupazioni di edifici, con l’obiettivo di denunciare la mancanza di alloggi a prezzi accessibili e chiedere un intervento strutturale da parte delle istituzioni. Queste manifestazioni hanno messo in luce non solo l’indignazione degli studenti, ma anche il fallimento delle politiche abitative e universitarie italiane nel garantire diritti fondamentali.
A Milano, una delle città più colpite dalla crisi abitativa, gli studenti hanno allestito tende davanti a istituzioni universitarie e municipali per simboleggiare la condizione di precarietà in cui molti di loro sono costretti a vivere. La stessa scena si è ripetuta in altre città universitarie, dove le occupazioni di spazi vuoti e abbandonati sono diventate un atto di disobbedienza civile per rivendicare il diritto a un tetto sopra la testa.
Le richieste sono chiare: aumenti degli alloggi pubblici, maggiore regolamentazione del mercato immobiliare per evitare affitti spropositati e politiche di supporto economico agli studenti fuori sede. Gli studenti chiedono inoltre un piano nazionale che investa nella costruzione di nuove residenze universitarie, oggi insufficienti a soddisfare la domanda crescente.
Diritto alla casa e diritto allo studio: due facce della stessa medaglia
La mancanza di un alloggio non è solo una questione di abitare, ma va a colpire direttamente il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione italiana. Senza un tetto, infatti, molti studenti si trovano costretti a rinunciare all’università o a scegliere istituti più vicini a casa, limitando così le proprie scelte educative e professionali.
Per gli studenti fuori sede, l’accesso a un alloggio diventa una condizione essenziale per poter frequentare i corsi, studiare e sostenere esami. Le difficoltà nel trovare una casa a prezzi ragionevoli creano non solo un problema economico, ma anche psicologico e logistico, che finisce per pesare sulla qualità della vita e del percorso universitario.
Le istituzioni, secondo gli studenti, devono farsi carico di questa emergenza, investendo risorse significative nella costruzione di studentati pubblici e implementando politiche di sostegno economico che rendano l’abitare sostenibile anche per chi proviene da famiglie con difficoltà economiche. Inoltre, si rende necessario un controllo più rigoroso del mercato immobiliare nelle città universitarie, per evitare che l’impennata dei prezzi renda impossibile la permanenza agli studenti.
Le proteste degli studenti hanno attirato l’attenzione dei media e della politica, portando il tema dell’emergenza abitativa in primo piano. Alcune istituzioni hanno iniziato a discutere soluzioni, ma gli interventi finora proposti sono stati giudicati insufficienti dagli stessi studenti. Il governo ha annunciato piani per aumentare il numero di alloggi pubblici destinati agli studenti, ma la loro implementazione appare ancora lontana dal risolvere il problema strutturale.
Nel frattempo, le manifestazioni non sembrano intenzionate a fermarsi. Gli studenti continuano a mobilitarsi, chiedendo un cambiamento radicale delle politiche abitative e universitarie. Il loro obiettivo è chiaro: il diritto allo studio non può essere garantito se non è accompagnato dal diritto alla casa, due diritti inscindibili per costruire una società più giusta e accessibile a tutti.
La lotta per il diritto alla casa degli studenti italiani è un sintomo di una crisi più ampia che riguarda le politiche sociali ed economiche del Paese. Se l’accesso a un alloggio dignitoso diventa sempre più difficile, soprattutto per le giovani generazioni, il rischio è di vedere un aumento delle disuguaglianze e una limitazione dell’accesso all’istruzione universitaria. Le proteste del 2023 hanno riportato al centro del dibattito pubblico questa questione fondamentale, ma resta da vedere se le istituzioni risponderanno in modo efficace a una crisi che, se ignorata, potrebbe compromettere il futuro formativo di migliaia di studenti.