Italian slum
Con il lancio di “le Voragini di San Berillo” ZaLab inizia un viaggio nell’universo Slum in Italia.
di Rosalba Di Giuseppe
“La mattina, ti svegli, hai bisogno dell’acqua, la prima cosa, ti devi lavà, la cosa primaria, tu puoi fare qualcosa per colazione come tutte persone civili, ti vuoi sentire come una persona civile fai una colazione, vai a lavorare, mangi quello che ti dà il signore, vai a fareuna doccia come tutte le persone civili,che cosa c’è che pretendo io? pretendo per le cose normali.”
Boian Angelov e sua moglie Sansa sono stati i primi abitanti della baracca che hanno allestito a San Berillo.
Quartiere storico e cuore pulsante della città di Catania, San Berillo è stato raso al suolo per il piano di risanamento nel 1956, rimane tutt’oggi un’opera incompiuta ma non perchè sia morto l’autore, sono tutti vivi, per il semplice motivo che in ballo ci sono affari immobiliari, politici, affaristici.
Lo spazio abbandonato ridotto in tre grandi voragini è stato occupato, giustamente, da una comunità bulgara, che ha pensato di insediarsi lì perché: “il problema è la povertà e la disoccupazione”, dice Boian. Davanti alla Crispelleria di San Berillo si fermano alcune donne con dei bambini, qualche famiglia, “E’ vergognoso, non lo sanno che sono al centro? Qualcuno non li ha visti? Non ci credo”. Qualcuno dice che: “non vogliono vedere,” lo stesso però tira per la giacca la bambina che guarda affascinata quel villaggio venuto fuori dal nulla.
Dal suo punto di vista, è assurdo e meraviglioso allo stesso tempo, dall’immondizia spuntano come funghi piccole casette di legno, sembra quasi una favola venuta male nonostante lo scrittore si sia impegnato, che poi è anche la stessa sorte di Boian e di Sansa che hanno perso tutto, lavoro, casa e si ritrovano a dover reinventare la loro vita affinando giorno per giorno quell’arte antica e difficilissima da imparare, ma soprattutto da digerire,
“è una vita di me.. non voglio dirlo”, afferma imbarazzato Boian, “di merda, l’ho detto”. Quell’arte di arrangiarsi che avvilisce ma riserva anche sorprese. Infatti tra un pasto improvvisato e un lavoro precario c’è posto per la solidarietà e per la musica.
In quel quadro di desolazione e incertezza c’è una bambina con un cappotto che balla mentre gli anziani suonano.
E’ singolare la scena in cui Boian racconta la sua storia con due paia di occhiali, uno sopra il naso, l’altro in mano. Nel mondo una persona su sei vive in una baracca. In Italia non si sa quanti siano, eppure esistono, nel disinteresse generale.
Grazie al lancio del minidocumentario, Carlo Lo Giudice, Le voragini di San Berillo, in collaborazione con Zalab, che racconta esperienze di vita in contesti di margine, ha cominciato un lungo viaggio nell’universo italiano delle baraccopoli.
E’ possibile contattare Zalab per organizzare una videoproiezione del minidocumentario per diffondere queste storie, per riflettere, per fare pressioni su chi dovrebbe fare qualcosa, per far valere il diritto di tutto dell’abitare e del vivere meglio.
Gli abitanti della baraccoli sono stati sgombrati ad aprile.
Le voragini sono ancora lì. Boian e Sansa sono ospiti della comunità evangelica in attesa di altre soluzioni.