In un corto, il no di Impastato a Cosa nostra
Giovedì sera, a Marina di Cinisi, in anteprima nazionale l’opera che racconta l’ìmpegno dell’attivista siciliano che si oppose a Tano Badalamenti
di Matilde Geraci
Un documentario per non dimenticare la storia di Peppino Impastato e la sua lotta alla mafia. È questo l’ambizioso progetto, realizzato dal giornalista friulano e fondatore del presidio “Libera” di Pordenone, Ivan Vadori.
“La voce di Impastato” è il frutto di un’attenta analisi, da parte dell’autore, sull’importante ruolo che il giovane attivista siciliano ha avuto nel contrasto alla criminalità organizzata. Un ruolo senza dubbio straordinario nel panorama dell’antimafia italiana, se si pensa che Peppino era nato in una famiglia mafiosa e che lo stesso padre Luigi e lo zio Tano erano affiliati a Cosa nostra.
L’opera ha l’intento di ricordare, a 35 anni dalla scomparsa di Impastato, la tenacia del suo giornalismo d’inchiesta, attraverso un viaggio nell’Italia dei nostri giorni, in compagnia di magistrati, parenti e giornalisti che hanno avuto con lui uno stretto legame.
È così che nel lungometraggio di 70 minuti si ripercorrono i momenti salienti della sua vita: é, infatti, a soli 15 anni, praticamente dopo l’uccisione dello zio Cesare Manzella (anch’egli boss mafioso), che Peppino decise di lottare fino al suo ultimo respiro per contrastare Cosa nostra e lo strapotere di Tano Badalamenti.
La proiezione avverrà giovedì 29 agosto, in anteprima nazionale, a Marina di Cinisi, con inizio alle ore 21.30 presso il Residence “Ciuri di Campu”, bene confiscato alla mafia, gestito dalla cooperativa sociale “Libera-mente” e sito in via Sandro Pertini. A introdurla sarà l’inaugurazione di altre 3 pietre d’inciampo lungo il tragitto che unisce casa Memoria a casa Badalamenti, più volte citato nel famoso film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana.
Il grido di denuncia del ragazzo di Cinisi partiva dalla sede di “Radio Aut”, dove conduceva il programma “Onda Pazza”. Con tono irriverente e il sarcasmo che lo caratterizzava, smascherava gli affari sporchi dei boss. Primo fra tutti, lo zio Don Tano, che Peppino derideva chiamandolo “Tano Seduto” e che sarà poi il mandante del suo omicidio. Si deve, tuttavia, soltanto alla tenacia del fratello Giovanni e ancora prima alla madre Felicia, se la verità è potuta venire a galla. Dal giorno in cui Peppino fu barbaramente ucciso fino al 2011, una serie di depistaggi architettati ad arte hanno, infatti, impedito agli inquirenti di giungere alla risoluzione del caso: il mandante, Gaetano Badalamenti, e l’autore del reato, Vito Palazzolo, sono stati ritenuti colpevoli dell’attentato avvenuto presso la stazione di Cinisi, nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978.
Oggi la storia di Peppino Impastato è molto conosciuta e consente di riflettere, non solo sulla determinazione del militante comunista, ma anche sul messaggio che ha lanciato con forza alle generazioni future. Una figura più che mai attuale, in un contesto come quello in cui viviamo, dove prevale la corruzione e dilaga la criminalità organizzata, e sulla quale il regista Vadori ha voluto focalizzare lo sguardo.
“La voce di Impastato” è un documentario che vede il coinvolgimento di esperti, professionisti e personaggi impegnati in prima linea nella diffusione di una cultura della legalità. Parlano, infatti, a cuore aperto Antonella Mascali, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”; don Ciotti, presidente di Libera; Nando Dalla Chiesa, sociologo; il reporter, Carlo Lucarelli; i magistrati, Gian Carlo Caselli e Franca Imbergamo; infine, il co-autore di “Radio Aut”, Salvo Vitale.
L’attore croato Andrea Tich, per esempio, interpreta il giornalista milanese Pietro Spada, colui che vuole fare luce sull’omicidio, avvenuto nel 1976, dei due carabinieri di Alcamo Marina, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. A molti anni dall’omicidio di entrambi, nel febbraio del 2012 il processo è stato riaperto. Sull’assassinio, Impastato aveva tra le mani del materiale importante, sequestrato in quella tragica notte del ’78 dalle Forze dell’Ordine. Dossier, ovviamente, mai più ritrovato.
A molti anni dalla morte di Peppino, tanti aspetti e particolari della vicenda risultano ancora oscuri, mentre il suo modo di fare giornalismo d’inchiesta ha sempre avuto tanto da raccontarci. Ed è proprio in questi 70 lunghi minuti che vengono ripercorsi i passaggi fondamentali dell’attività di Impastato, il cui metodo investigativo è ancora oggi utilizzato da tutti coloro che si occupano di antimafia e di inchieste.
Il film è interamente autoprodotto dal regista grazie al crowdfunding (finanziamento da parte di soggetti privati che hanno deciso di sostenere il progetto) e vanta un intero staff friulano, a partire dalle sceneggiatrici Francesca Benvenuto e Marta Daneluzzi, e da Marco Giardina, autore della musiche originali.
Dopo la prima nazionale a Cinisi, da settembre 2013 “La Voce di Impastato” sarà in tour per l’Italia e l’Europa: Bologna, Milano, Torino, Roma, Ragusa, Cagliari, Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino, Barcellona, Fidenza, Vicenza, Padova, Concordia Sagittaria, Venezia, Portogruaro, Vibo Valentia, Lentini, Pordenone, Udine, Trieste, Venezia, Trento, Jesolo, Bolzano, Novara, Repubblica di San Marino, Tolmezzo, Monfalcone.
Alla primissima proiezione di giovedì prossimo prenderanno parte alcune delle persone che sono state vicine a Peppino o che comunque tengono molto alla sua storia e alla sua memoria: il fratello Giovanni Impastato; il regista, Ivan Vadori; la presidente di “Casa Memoria Impastato”, Luisa Impastato; il giornalista de “La Stampa”, Francesco La Licata; il presidente di “Rete 100 Passi”, Danilo Sulis. Sarà presente anche l’assessore regionale all’Istruzione, Nelli Scilabra