In campo per ricordare i giudici Saetta e Terranova
Si è disputato in piena armonia il triangolare di calcio che ha visto scontrarsi allo Stadio “Renzo Barbera” di Palermo atleti, politici e giornalisti.17
di Aurora Della Valle
E’ stata la “Sezione Sportiva Antimafia” a conquistare il primo posto del Triangolare di calcio, disputato allo Stadio comunale “Renzo Barbera” di Palermo in occasione del “Memorial Giudici Terranova e Saetta”, dei quali oggi ricorre rispettivamente il 34° e il 25° anniversario della loro uccisione.
A combattere pacificamente, sempre col sorriso sulla bocca, senza prevalere l’uno sull’altro, sono state le rappresentative dell’Assemblea Regionale siciliana, dell’Ordine dei Giornalisti e della stessa “Sezione Sportiva antimafia”, tutte insieme desiderose di celebrare attraverso lo sport una giornata speciale come quella odierna.
In questo clima di gioiosa e diffusa allegria, ognuno con un occhio all’orologio perché, come nel caso dei giornalisti, quasi ognuno di loro doveva rientrare nelle rispettive redazioni, hanno tutti accettato il risultato che ha visto giungere prima, lo dicevamo, la “Sezione sportiva antimafia”, seguita dall’Ordine dei Giornalisti e, in coda, dai deputati dell’Ars, presenti in formazione in maniera trasversale.
Importante, dunque, una giornata come questa perché a Palermo, come anche in diversi altri comuni siciliani, un esempio sono stati quelli di Petralia Sottana e Canicattì, si sono ricordati i due magistrati, rendendo loro merito e onore per l’impegno profuso in terra di Sicilia.
Il giudice Terranova era stato procuratore d’accusa al processo contro la cosca di Corleone, tenutosi a Bari nel 1969, dove quasi tutti gli imputati furono assolti. Fu deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente di sinistra, dal 1972 al 1979, e membro della Commissione parlamentare Antimafia della VI Legislatura, dopo la cui esperienza tornò in magistratura per essere nominato Consigliere presso la Corte di appello di Palermo. La mattina del 25 settembre 1979, una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa sua, a Palermo, per portarlo al lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida, con accanto al maresciallo di Pubblica Sicurezza, Lenin Mancuso, l’unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent’anni come un angelo custode.
L’auto imboccò una strada secondaria, inaspettatamente chiusa da una transenna per lavori in corso. Il giudice non fece in tempo a intuire il pericolo. Fu un attimo. Da un angolo sbucarono alcuni killer che aprirono ripetutamente il fuoco. Francesco Di Carlo, di Altofonte, esponente di spicco del mandamento di San Giuseppe Jato, uomo di fiducia di Bernardo Brusca, indicò Luciano Liggio come l’uomo che decise l’assassinio del giudice, mentre Giuseppe Giacomo Gambino, Vincenzo Puccio, Giuseppe Madonia e Leoluca Bagarella come esecutori materiali. Altri sette esponenti della cupola palermitana (Michele Greco, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Antonino Geraci, Francesco Madonia, Totò Riina e Bernardo Provenzano) diedero il permesso di eliminare il giudice, perché stava per diventare giudice istruttore nella commissione antimafia.
Il giudice Antonino Saetta venne ucciso, insieme al figlio Stefano, il 25 settembre del 1988, ma a Caltanissetta. Entrato in Magistratura nel 1948, nel ’55 si trasferì a Palermo, quale Consigliere di Corte d’Appello. Dal 1985 al 1986 fu Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, dove si occupò del processo sulla strage in cui morì il giudice Rocco Chinnici. Successivamente, Saetta fu nuovamente trasferito a Palermo, quale Presidente della I sez. della Corte d’Assise d’Appello, dove presiedette il processo relativo all’uccisione del capitano Basile, che vedeva imputati i pericolosi capi emergenti Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia. Pochi mesi dopo la conclusione di tale processo, e pochi giorni dopo il deposito della motivazione della sentenza che aveva condannato all’ergastolo gli imputati, fu assassinato, insieme al figlio Stefano, sulla strada Agrigento – Caltanissetta. Nel 1996, per il duplice efferato omicidio, vennero condannati all’ergastolo, dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, i capimafia Salvatore Riina, Francesco Madonia, e il killer Pietro Ribisi.
Importante, se non inevitabile ricordare due uomini come loro. Anche per questo era fondamentale che l’evento di oggi fosse il frutto della sinergia tra diverse rappresentanze.
“Veramente un bel momento di festa – afferma Isidoro Farina, vice allenatore e responsabile del progetto “Sport e legalità” dell’associazione “Liberisempre” -, ma anche un esperimento ben riuscito perché ha riunito tre categorie, che si sono comprese e non sono esplose. Perfetta anche l’organizzazione, mentre mi è dispiaciuto non vedere le istituzioni, nonostante abbiano dato la loro disponibilità. Poche anche le scuole, ma quelle presenti hanno dato un grosso contributo a livello di tifoseria”.
Le istituzioni a cui ci si riferisce sono ovviamente quella comunale, nella persona del primo cittadino, e regionali, Rosario Crocetta tanto per fare un esempio. Entrambi hanno, infatti, declinato l’invito, preferendo non rispondere neanche.
Parlando, invece, di istituzioni scolastiche, presente la media “Don Milani” di Settecannoli, sin dall’inizio coinvolta in questo particolare momento. “La nostra è una scuola a indirizzo musicale – spiega Rosanna Simile, l’insegnante di lettere – e partecipa da sempre alle attività del territorio. La nostra finalità principe è, però, da sempre l’educazione alla legalità, alla pace, al significato dell’importanza del vivere civile. Teniamo molto all’evoluzione dei nostri ragazzi, come futuri cittadini che dovranno contribuire alla crescita della famiglia, della scuola, delle diverse agenzie educative. Tutti, poi, collaboriamo in maniera interdisciplinare, affinché questi obiettivi siano quanto più concreti possibile”.
La scuola, la politica, l’informazione e l’imprenditoria, dunque, insieme per dimostrare che le cose possono cambiare, dando soprattutto e in primo luogo fiducia ai giovani.
“Per me c’è una netta connessione tra legalità e sport – è il pensiero dell’imprenditore Giuseppe Todaro, da anni sotto scorta per avere denunciato i suoi estorsori – perché quest’ultimo è disciplina, organizzazione, ordine, impegno, regole. Tutto quello che non si sposa con l’illegalità. Lo sport è il veicolo ideale per insegnare ai giovani come avere una mentalità di gruppo, di squadra, che li faccia allontanare da ambienti difficili e corrotti. La storia ce lo dice. Ai miei figli ho raccontato la mia storia. Loro hanno oggi 14 e 10 anni, ma quando ho denunciato ne avevano 6 e 9. Ogni tanto si lamentano perché non possono uscire da soli in moto, ma poi capiscono e accettano la situazione. Spero che non debbano scappare da questa terra, ma rimanere e costruire qualcosa di buono, per loro e per tutti gli altri. Rispetto al mio lavoro, invece, ho deciso di ridurre alcune attività che la mia azienda porta avanti nel territorio siciliano, ma per la crisi, non per altro. La produzione resterà qui, ma la commercializzazione avverrà fuori dall’Italia. Lo sto facendo perchè vedo che altrove, tranne che nel nostro Paese, anche chi non ha un mestiere può riuscire. Da noi si fa tanta fatica, senza risultati”.
Inevitabile che in una giornata come questa fossero presenti anche le forze dell’ordine. In loro rappresentanza, ma anche come presidente dell’associazione “Aiace”, c’era Eduardo Marchiano, agente delle scorte, in cui colleghi nei giorni scorsi sono stati coinvolti nell’incidente stradale con il presidente della Regione, Rosario Crocetta.
“Siamo felici e onorati di fare parte di questo progetto – sottolinea Marchiano -, tanto che come associazione parteciperemo ai prossimi appuntamenti con una nostra squadra di calcio a 7. Tutto questo ci da l’occasione e il modo di testimoniare il nostro messaggio di legalità e anche di speranza. Da sempre mi occupo di scorte, e in questi giorni si è tanto parlato di sicurezza. A ragione e a torto, però non sempre centrando il punto. Quello che mi sento di fare é mandare un pensiero a Enzo e Tony, i ragazzi che erano con il presidente e che ora stanno soffrendo insieme ai loro familiari”.
Gli fa eco Giovani Assenzio, segretario provinciale del Siulp, sindacato per il quale la possibilità di adottare e mettere in campo politiche che guardino al comparto sicurezza in maniera efficiente deve essere sempre al primo posto. “Il passato ci ha insegnato tanto, ma soprattutto ci ha detto che dobbiamo creare sinergie per potere fare in modo che questo mestiere non diventi impossibile. Il sindacato è sempre stato vicino ai tanti agenti e, anche nel caso di quanto accaduto alla scorta del presidente Crocetta, ci vede in prima linea”.
Sport e legalità, quindi, sempre e comunque come binomio vincente. “Si – precisa Paolo Girgenti, il capitano della “Sezione sportiva antimafia” – anche se avremmo voluto uno stadio pieno. C’è sempre questa incapacità della gente di capire il senso di iniziative come questa. E’ quella cultura nascosta che vive e si alimenta a Palermo, contro la quale non si riesce ancora a essere veramente incisivi”.
Il filo rosso che unisce questa e le tante altre iniziative in programma – spiega Vincenzo Lipari, presidente della Sezione Sport Antimafia di Palermo – è sicuramente la legalità e la possibilità di creare sinergie, volte a creare una nuova cultura che renda anche merito al sacrificio delle numerose vittime della mafia e dei loro familiari. La giornata di oggi lo dimostra. Un impegno che deve servire per ricordare che la memoria è importante e che le vittime della mafia non sono morte invano”.
Importante in questo anche la sinergia nata e cresciuta con l’associazione “Liberisempre”, con cui è stato sottoscritto un protocollo d’intesa. “Che vuole fare tanto – aggiunge il presidente di Liberisempre, Salvatore Insenga – favorendo la crescita culturale, civile e sociale dei giovani; concorrendo a prevenire e superare la dispersione scolastica, il disagio giovanile e la marginalità sociale; contrastando qualsivoglia forma di violenza e di bullismo a scuola e diffondendo la cultura della “corretta educazione e pratica sportiva”; sviluppando, infine, una reale educazione alla cittadinanza e alla legalità. Diversi obiettivi, che ci vedono impegnati a 360 gradi ogni giorno dell’anno per dare il nostro piccolo ma, ritengo, significativo contributo”.
Toccante non solo il momento della premiazione delle squadre e di alcuni rappresentanti di istituzioni e del tessuto cittadino, uno su tutti Giuseppe Todaro, ma anche quello che ha visto, poco prima di tale momento, l’esibizione di Salvo Randazzo, tenore palermitano specializzato in pop opera style, intonare l’Inno Nazionale italiano, riempiendo di note ed emozione l’intero magico Barbera.