Il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato tra il letame
Il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato deve essere espropriato. Basta con le promesse dei politici che ne hanno fatto strumento di propaganda
Di Danilo Sulis
Nell’estate del 2011 eravamo stati i primi a sollevare il caso del casolare abbandonato luogo dell’uccisione di Peppino Impastato. Con noi anche un appello della famiglia. Purtroppo l’articolo ripreso da molti media nazionali, dal quale ne era scaturita anche una petizione, mise all’attenzione il problema che però è tornato nel dimenticatoio appena i riflettori si sono spenti.
Era un pò che non ci andavo, l’occasione del ritorno era stata la venuta di una troup di Tv channel che per nostro tramite era venuta in Sicilia per la realizzazione di un special su Peppino Impastato. In quell’occasione li avevo portati anche a riprendere il casolare.
Sinceramente non mi aspettavo di trovarlo in quello stato, una discarica, sommerso da sterco, segno che, alla faccia della memoria, il luogo non è solo abbandonato, ma viene addirittura utilizzato in maniera irriguardosa e dispregiativa; gli stessi vicini lamentarono la vergogna. Il proprietario, un benestante di Cinisi, lo lascia nel degrado più assoluto, lasciandolo anche utilizzare come ricovero di bestiame. Per questo la famiglia Impastato tempo fa aveva chiesto di poterlo acquistare ma la richiesta fu esosa e fuori da ogni valutazione, anche di mercato.
Successivamente il commissario dello stato lo dichiarò luogo di memoria ponendovi il vincolo.
Il passo successivo avrebbe dovuto essere l’esproprio, ma l’attuale amministrazione comunale non avvio la procedura. il Sindaco, “per accelerare il percorso”, espresse l’intenzione di acquisire il bene non con l’esproprio, ma con l’acquisto.
In paese qualche maligno sosteneva che sia stato un modo per favorire il proprietario, ed in ogni caso nell’attesa, per non far partire la giusta pratica d’esproprio.
Successivamente in occasione del 34° anniversario della morte di Peppino, l’allora assessore regionale Gaetano Armao, aveva annunziato la procedure di espropriazione. Ma la realtà è invece ben altra, per questo, Il fratello Giovanni Impastato ora torna all’attacco anche se scoraggiato dopo le tante promesse d’impegno non mantenute.
“Mi chiedo se sia un paese civile quello che ricopre con l’immondizia il sangue di mio fratello. E’ vergognoso, quel casolare e’ il luogo della memoria più importante della Sicilia che ha lottato contro la mafia”. Mi chiedono di mettere almeno una targa, ma il tetto è rotto e il proprietario porta qui le mucche a pascolare.
Qualche giorno fa mi sono recato sul posto insieme a una scolaresca di ragazzi del Nord, ma ho bloccato tutto perché ho provato vergogna. Non dico di mettere il tappeto rosso, ma il sindaco potrebbe almeno vigilare sulla pulizia facendo leva sul proprietario.
E’ una questione di dignità, noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino”.
Rete 100 passi fa suo l’appello di Giovanni Impastato che estendiamo a tutti i lettori.
Ci stiamo facendo promotori della richiesta d’incontro con il Presidente della Regione Sicilia, augurandoci che la nuova amministrazione porti avanti l’impegno che per la precedente è solo risultato strumento di propaganda.