I numeri criminali di un Paese malato
250 milioni di euro sequestrati, catene di pizzerie, ristoranti nelle regioni italiane, attività di ogni genere nelle quali si ramifica la criminalità organizzata
Dice Claudio Magris che la malavita organizzata è un cancro e dunque non può essere contenuto, ridotto, l’unica soluzione è estirparlo e buttarlo nell’immondizia. Ma in questo Paese si convive, si collude da sempre, un Paese povero di democrazia, dove per secoli ha fatto scuola, nel senso letterale di controllare la formazione scolastica, ben oltre il tempo della breccia di Porta Pia, ha condizionato lo Stato e plasmato la società, la Chiesa cattolica, e non quella di don Milani o don Gallo, ma quella del cardinal Ruini e del cardinal Bagnasco, dello Ior scandaloso e delle lobby pedofile, ammanicata con il potere più lurido e regredente, un’istituzione nostalgica di lontane ere e per la quale Dio sarebbe un’immagine conveniente del proprio potere infallibile. Un Paese di famiglie di interessi, corrotto, nel quale l’ottantenne “utilizzatore finale” di minorenni prostituite, pregiudicato e delinquente abituale viene associato alla riforma elettorale, insomma un consueto violatore di leggi viene assunto al compito di rifare la legge cardine di ogni democrazia, che già peraltro aveva personalmente sconciato rendendola incostituzionale e infame, tanto che i suoi stessi compari di malgoverno, estensori della stessa, l’avevano chiamata Porcellum”; è risultato dunque facile alla malavita costruire un sistema per cui può assistere, affiancare e quindi sostituire l’economia legale. In verità un sistema favorito dall’attuale modello unico dell’economia di mercato.
E allora solo i giudici sembrano rimasti a contrastare il crimine, almeno alcuni, nella solitudine che accompagna i servitori dello Stato di questo Paese. E ciò che svelano quasi quotidianamente è impressionante. I casalesi si ramificano in Toscana, sono stati sequestrati ristoranti, bar, pizzerie, “La Passeggiata” a Viareggio, prestigioso bar pasticceria che si affaccia sulla lussuosa piazza Mazzini, cuore della città balneare, “Sallustri” a San Giuliano Terme, “L’imbarcadero” a Marina di Pisa, “L’Antico Vicoletto, il “Ristopizza”,”L’Arciere a Pisa. La maggior parte dei locali messi sotto sequestro sono riconducibili alla famiglia camorristica dei Contini.Sono stati perquisiti uffici e abitazioni, a Prato e Forte dei Marmi, di proprietà di Flavio Castellani, noto imprenditore della moda pratese e, anche se non ha ricevuto avvisi di garanzia, si sente dire che siano stati rinvenuti documenti definiti dagli inquirenti utili alle indagini. L’azienda di Castellani gode di elevato prestigio a livello nazionale e internazionale, opera nella produzione e nel commercio di abbigliamento. Tra Prato e Firenze sono state sigillate e requisite dieci pizzerie della catena”Don Chisciotte”, “L’Oca Fioca” a Prato, un’intera scuderia con 17 cavalli a Empoli, 44 società tra cui “Prato Ovest”, impresa che si occupa di attività sportive. La camorra si è profondamente inserita nel commercio degli stracci, la conosciutissima attività tipica del pratese. Sono numerose le famiglie camorristiche, in particolare i casalesi, che si sono installate in Toscana: i Birra nella zona di Prato e Montemurlo, i Mallardo in Maremma e in Valdarno, i Setola ad Altopascio e ancora in Valdarno, i Contini, come detto, nei territori di Viareggio e Pisa, i Mazzarella hanno conquistato la zona di Montecatini, i Misso sono insediati a Firenze.
È spaventosa la penetrazione della malavita organizzata al centro di Roma. I luoghi celebri nel mondo, il Pantheon, Piazza di Spagna appaiono ormai appannaggio del crimine. Droga, estorsioni, usura, evasione fiscale ed attività lecite, nulla pare sfuggire loro. Nel corso dell’operazione condotta in questi giorni sono state requisite 28 pizzerie, la famosa catena “Zio Ciro” e “Sugo”, il “Pizzicotto”, i ristoranti “Pummarola”,“Drink”, “Frijenno”, “Magnanno”, la gelateria “Ciuccula”, immobili, conti correnti, società. Era coinvolto un vice-prefetto, Francesco Sperti, accusato di fare da consulente legale dei clan e di fornire appoggi burocratici. Lo era pure Giuseppe Giannini, ex calciatore della Roma e della Nazionale. Si sa che il mondo del calcio è molto permeabile per le attività criminose. Sono 90 le persone arrestate, numerosi i cosiddetti colletti bianchi, 250 milioni circa il valore dei beni posti sotto sequestro, 200 gli indagati. Le ramificazioni, proprio come metastasi, arrivano fino alla Riviera romagnola. Avevano vite agiate le persone individuate, macchinoni, ville, attici, rispetto e solide entrature, i rapporti e i luoghi che contano.
Fulvio Turtulici