Einaudi inaugura il “Festival Palermo Classica”
Primo concerto della stagione, “In a time lapse” un album per riscoprire il mondo delle emozioni
Ludovico Einaudi ha inaugurato ieri sera, nell’elegante Chiostro della Galleria d’Arte Moderna della Città di Palermo a Piazza S. Anna, la terza edizione del “Festival Palermo Classica Arte e Musica”. Con questo concerto, il compositore torinese ha confermato di dividere nettamente il suo pubblico tra chi lo apprezza e chi lo reputa una trovata commerciale. Durante la serata al GAM ha presentato molti brani del suo ultimo album “In a time lapse”, un titolo esemplificativo, che richiama la tecnica cinematografica in grado di cogliere eventi ed evoluzioni non percepibili dall’occhio umano. Per i suoi ammiratori è stata sicuramente una serata piacevole in cui la musica di Einaudi ha creato intorno al Chiosco una bolla di sapone che ha avvolto il numeroso pubblico presente, estraniandolo per un paio d’ore dalla frenesia della quotidianità caratterizzata dalla nevrosi, da un mondo virtuale che annulla la comunicazione diretta e dai tanti oggetti che invadono il nostro tempo e il nostro spazio. E’ proprio al recupero del tempo e dello spazio personale che mira quest’ultimo album attraverso una musica votata alla ricerca dell’essenziale, al recupero dell’immediatezza nei confronti della vita e della sua semplicità. Proprio come in un “time lapse”, il concerto ha fissato lo sguardo sul mondo e ci ha accompagnato verso la riscoperta del piacere per il particolare, risvegliato il gusto delle emozioni, l’attenzione verso il mondo che ci circonda attraverso un gesto che deve tornare ad essere consapevole e spontaneo e non più automatico e involontario. Questo è il messaggio che si propone di trasmettere l’ultimo lavoro di Einaudi, e chi è riuscito a coglierlo può giustificare la standing ovation riservata al musicista piemontese. Ascoltando la sua performance però sorge il dubbio che sia fondata la critica per una musica ripetitiva, banale, prevedibile, ravvivata soltanto a tratti dalla presenza di archi e percussioni. Si assiste quasi incessantemente ad una struttura circolare e ripetitiva che aumenta di corpo e di volume grazie anche all’inserimento di vari strumenti e all’aumentare del ritmo, un effetto sicuramente voluto ma che trova fondamento solo nella parte finale del concerto con l’aggiunta del tamburello per il forte richiamo alla taranta. La sensazione è che quando non accompagnato da altri, Einaudi, si lasci facilmente andare ad una musica accattivante, estremamente lineare, destinata più alla colonna sonora di un film che ad un concerto come solista. Al termine della sua performance resta quindi il dubbio che sia l’aura creata intorno a lui più della sua musica a riempire il Chiosco e a far piovere applausi