Diventato residenza di lusso l’asilo nido di via Rallo
Ancora in alto mare la situazione abitativa di un gruppo di famiglie palermitane, le cui case sono crollate lo scorso dicembre. Chi ha perso tutto chiede aiuto
di Matilde Geraci
Un miniresidence suddiviso in quattro piccoli appartamenti, dotati persino di due piscine e di un’area dove custodire una barca. Così hanno trovato trasformato l’asilo comunale di via Alberto Rallo, occupato abusivamente da gennaio, i tecnici del Comune e gli agenti della Polizia municipale nel momento in cui sono andati a verificare lo stato della struttura, in seguito allo sgombero operato nelle scorse settimane.
«Finalmente si chiarisce perché due famiglie coinvolte nel crollo di via Bagolino del dicembre 2012 abbiano rifiutato l’assistenza del Comune, occupando invece un asilo pubblico. Si spiega anche spiega perché abbiano reagito in modo violento allo sgombero operato dalle Forze dell’Ordine. Si conferma, quindi, quanto avevamo detto fin dal primo momento, ricevendo qualche insulto da presunti difensori di presunti poveracci circa l’esistenza di un racket delle occupazioni abusive».
Lo denunciano il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e gli assessori alla Scuola e alla Solidarietà Sociale, Barbara Evola e Agnese Ciulla, riferendosi alla vicenda riguardante, nella fattispecie, le famiglie Crivello e Ferraro. Le stesse che, senza alcuna apparente e ragionevole spiegazione, avevano rifiutato l’assistenza comunale, preferendo l’occupazione dell’asilo di via Rallo. Tali famiglie non si erano, però, limitate ad attrezzare una sistemazione momentanea, ma avrebbero sin da subito realizzato dei lavori di “ristrutturazione”, come la muratura delle finestre e l’alzata delle pareti divisorie, in modo da creare quattro piccoli appartamenti dotati di tre cucine, stravolgendo così la planimetria del nido e danneggiando gravemente l’impianto elettrico.
Una situazione comoda, gratis e – nelle intenzioni degli “ospiti” – probabilmente anche definitiva. Certamente ai limiti dell’incredibile. Basta pensare che una parte del giardino era stata addirittura adibita a orto e ricovero per alcuni animali: un gallo, quattro galline, due papere, due conigli e due cani. Gli occupanti avevano, inoltre, arredato i locali con mobili nuovi (mentre quelli recuperati dal crollo sono stati ospitati in magazzini del Comune, su richiesta delle stesse famiglie) e, sempre nel giardino, erano state montate due piscine con relativo impianto di filtraggio dell’acqua, mentre una parte era stata adibita a parcheggio di una barca e di 3 automobili di recente immatricolazione.
«Gli occupanti – afferma il Comune – hanno pure avuto la sfacciataggine di recarsi presso gli uffici dell’anagrafe per chiedere la residenza presso l’asilo. Come se tutto questo non bastasse, alcune componenti delle due famiglie (le stesse che, durante lo sgombero, avevano tirato sassi contro le Forze dell’Ordine) si sono recate all’assessorato alla Scuola, pretendendo che i funzionari pagassero il trasloco dei mobili. Minacciando, tra le altre cose, “di farla pagare”, se le loro richieste non saranno accolte».
«Ho immediatamente disposto – continua il sindaco – che l’avvocatura comunale si attivi per sporgere formale segnalazione all’autorità giudiziaria contro queste persone, sia per le minacce rivolte ai dipendenti comunali e le violenze compiute durante lo sgombero, sia per i gravissimi danni apportati all’asilo comunale, la cui apertura, prevista a settembre, è ora a rischio, dovendosi fare ingenti lavori di ristrutturazione e di verifica dell’impianto elettrico». Orlando ha, inoltre, chiesto che la Guardia di Finanza svolga accertamenti sullo stato patrimoniale degli occupanti, al fine di verificare l’eventuale possesso di immobili e altri beni».
Rimane, però, in sospeso la situazione delle altre due famiglie di via Bagolino, la Pecoraro e la Petrolà. Nel crollo hanno perso tutto, riuscendo a recuperare soltanto qualche indumento. I mobili (vecchi e usati) con i quali avevano cercato di rendere più vivibile, quanto meno per i loro figli, i locali dell’asilo, erano stati gentilmente donati loro da alcuni evangelici del quartiere. In vista dello sgombero, furono trasportati su alcuni camioncini della Gesip, messi a disposizione dal Comune, e trasferiti presso dei magazzini offerti da amici e parenti. Loro (in tutto nove persone, tra le quali alcuni bambini) avevano, invece, trascorso le prime due notti in mezzo alla strada. Stanchi di non poter avere un tetto sopra la testa, hanno occupato l’oratorio della parrocchia di Maria SS. della Lettera, all’Acquasanta. Il parroco, don Marco Lupo, ha provveduto ad allertare il cardinale di Palermo, l’arcivescovo Paolo Romeo, ma si tratta pur sempre di una sistemazione temporanea e, a quanto affermano le famiglie, «quasi del tutto inagibile».«Cucinare è praticamente impossibile e per lavarci siamo costretti a raccogliere l’acqua nei secchi», confessano.
«Ci troviamo ancora in uno stato di totale abbandono da parte delle istituzioni. Chiediamo da tempo un incontro con il sindaco. Che almeno ascolti quello che abbiamo da dirgli. Siamo riusciti a parlare soltanto con il presidente della circoscrizione, ma non è servito a nulla. A settembre riapriranno le scuole e noi non sappiamo come fare con i nostri figli. Non siamo nemmeno in grado di potere assicurare loro un pasto caldo», denunciano preoccupate le famiglie Petrolà e Pecoraro, la cui situazione è ben diversa rispetto a quella delle altre due di sfollati, Crivello e Ferraro. Il reddito di queste ultime, infatti, supera il limite oltre il quale può essere garantita l’assegnazione di una nuova abitazione. Da qui era scaturita la mancata assistenza da parte dell’amministrazione comunale.
Intanto, i due nuclei familiari che ora alloggiano nell’oratorio della chiesa all’Acquasanta tirano avanti senza alcuna entrata economica, sperando di poter intraprendere un percorso di dialogo con il primo cittadino, al fine di vedersi al più presto assegnata in via definitiva una casa.