Cultura della legalità: ripartire dalla via di Borsellino
A Palermo è nata l’idea di costruire “La Via di Paolo”, un luogo dove incontrarsi e crescere secondo gli insegnamenti del giudice ucciso dalla mafia
Ogni città del mondo ha dei propri luoghi carichi di memoria, che ne costruiscono l’identità. Una memoria legata alla storia o all’arte o, ancora, alla cultura e, per questo, facili da trovare in qualsiasi guida turistica. Ci sono, però, altre città, dove i luoghi che ne definiscono il volto più sincero, sono sì legati alla storia, ma ad una storia imprescindibilmente connessa a determinati fatti di cronaca, che stabiliscono la sua particolare, quanto intricata, topografia. Palermo non fa eccezione.
Il capoluogo siciliano è colmo di vie dedicate alle vittime della mafia, così come di targhe poste a ricordo del sacrificio di giudici, carabinieri, poliziotti, giornalisti, imprenditori e semplici cittadini.
Tuttavia, la cultura della memoria collettiva non può certo fondarsi esclusivamente sull’apporre delle semplici targhe o tabelle toponomastiche. Affinché la civiltà e l’identità urbana possano sopravvivere di generazione in generazione, è necessario ripartire dai luoghi. Ma che non siano luoghi di morte. La cultura, prima di tutto della legalità, è vita e da essa bisogna ricominciare per poter costruire una nuova memoria. Sappiamo tutti con precisione dove è morto Paolo Borsellino insieme alla sua scorta, ma sono poche le persone che conoscono il nome della via dove il giudice è nato e cresciuto. Quella stessa via, situata nello storico quartiere arabo della Kalsa, dove da ragazzino giocava a pallone con Giovanni Falcone e dove si trova l’ex farmacia della famiglia Borsellino. In via Vetriera il giudice visse fino all’età di diciassette anni e in quella farmacia, gestita prima dal nonno, poi dal padre e infine dalla sorella Rita, «assimilò l’odore particolare che proveniva dalle confezioni di medicinali allineati sugli scaffali, che – ricorda il fratello Salvatore – anche in tempi successivi, lo faceva tornare alla sua infanzia ogni volta che tornava in una qualsiasi farmacia».
Da qualche tempo, proprio Salvatore ha manifestato il desiderio di poter trasformare via Vetriera nella “Via di Paolo”. L’idea è quella di dare vita ad un luogo dove potersi incontrare, crescere ed educare seguendo gli insegnamenti del giudice e di quanti, in questi anni, hanno dato il proprio impegno e la propria vita nella lotta alla mafia.
«Abbiamo discusso, abbiamo buttato giù qualche idea, abbiamo incontrato altre associazioni e persone». Proprio in questi mesi ci sono stati in via Vetriera diversi attacchi teppistico-mafiosi. Il locale “L’Isola” è stato scassinato ad agosto e derubato dell’attrezzatura necessaria per lavorare. Anche alcune abitazioni della zona erano state oggetto di incursioni criminali di facile lettura. Infine, soltanto qualche settimana fa, qualcuno aveva pensato bene di strappare il cartellone dove, nero su bianco, c’è scritta la volontà di far nascere, nei locali dell’antica farmacia, la “Casa di Paolo”: un centro aperto a tutti, ma soprattutto agli abitanti più giovani di questo quartiere immerso nel cuore di Palermo, e dove poter svolgere attività, da ideare insieme ai suoi abitanti, al fine di mantenere viva la memoria di Borsellino e degli agenti di scorta che, anche per la nostra Palermo, sacrificarono la loro vita insieme a lui. «A questi episodi non ci vogliamo chinare, anzi vogliamo che di via Vetriera si parli non per furti e danneggiamenti, ma per quanto di innovativo, di cultura e di etica antimafia tutti insieme saremo capaci di fare», afferma con forza il fratello del magistrato. «Il cartellone che mi era stato strappato in via Vetriera è di nuovo al suo posto. Se me lo dovessero ancora strappare, come ci aveva detto nostra mamma per l’olivo di via D’Amelio, ne metterò un altro, e poi un altro, poi un altro ancora, fino a quando non saranno la mafia e l’indifferenza, questo terribile male ancora peggiore della mafia, ad essere strappati, e questa volta fino alle radici».
L’idea di dare nuova vita a via Vetriera, trasformandola in uno spazio collettivo dove far crescere una cultura diversa e farne il punto di partenza di un percorso della legalità sulle orme di Paolo Borsellino, è stata subito appoggiata da numerose associazioni e movimenti di tutta Italia. L’obiettivo è quello di costituire un coordinamento aperto a tutti, che si faccia promotore di tale iniziativa, sottoscrivendo un appello pubblico. Come hanno ricordato diversi partecipanti nel corso della prima riunione del neonato coordinamento, tenutasi all’interno de “L’Isola”, la trattativa Stato-mafia è una fotografia perfetta di quanto accaduto in Italia nell’ultimo trentennio, ma il semplice parlare della trattativa non basta. È necessario passare dalle parole alle azioni. Anche perché le attuali condizioni del nostro Paese sono ben più gravi di quelle del ’92. E allora bisogna partire dal basso, dimostrare che il cambiamento non solo è possibile, ma doveroso, trasmettere alle generazioni più giovani la percezione dell’impegno civile di chi, come Borsellino, si è battuto per la legalità, ha lottato fino all’ultimo per un Paese migliore.