Orrore in provincia di Cosenza, ucciso e bruciato a tre anni
Vendetta per un debito di droga: i sicari ammazzano un pregiudicato, la compagna e il nipotino
C’e’ anche il corpicino di un bambino tra i resti carbonizzati di tre cadaveri trovati all’interno di un’auto a tra Cassano Ionio e Corigliano Calabro in provincia di Cosenza. Nicola, un bimbo di 3 anni e’ stato prima assassinato e poi bruciato nella macchina insieme al nonno e a una giovane marocchina amica dell’uomo. Prima hanno sparato a Giuseppe Ianicelli, il nonno di 52 anni, poi la sua compagna Ibtissan Touss, una giovane marocchina di 27 anni e infine al bimbo. Un massacro di cui ieri mattina sono stati ritrovati pochi resti carbonizzati. Gli scheletri delle tre vittime le ha trovate per caso un cacciatore. Sul tettuccio della macchina la firma degli assassini: una moneta di 50 centesimi che spiega tutto. Iannicelli e’ stato punito per non aver pagato una partita di droga. Secondo le ricostruzioni i killer gli hanno teso un agguato. Era lui l’obbiettivo, ma aveva pensato di mettersi al riparo presentandosi con la compagna e il nipotino. I sicari pero’ non hanno avuto pietà.
Nelle scorse ore il figlio del sorvegliato speciale Giuseppe Iannicelli, di 56 anni, aveva dato l’allarme per il mancato rientro del padre a casa. Iannicelli aveva l’obbligo di rimanere in casa dalle 20 di sera alle 8 di mattina.
Il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio si è mostrato non poco turbato per l’accaduto: «Come si fa a uccidere un esserino di tre anni in questo modo? Si è superato ogni limite. E’ qualcosa di inaudito, di orrendo. In tanti anni di lavoro credo che questo sia uno degli omicidi più efferati di cui mi sono dovuto occupare».
Salvatore Iannicelli aveva precedenti per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e un anno e mezzo fa è finito nuovamente in manette con l’accusa di violenza sessuale e sequestro di persona. Il bambino viveva con il nonno a cui era stato affidato dopo che sia il padre che la madre, figlia di Iannicelli, erano finiti in carcere per reati legati allo spaccio di droga. Il bambino aveva dovuto affrontare esperienze che gli avevano stravolto la vita, come il soggiorno in carcere insieme alla madre e la permanenza per oltre otto ore nell’aula bunker di un tribunale durante l’udienza del processo in cui la donna è imputata. Iannicelli è anche lo zio di Tommaso, conosciuto con il nomignolo di «calciatore» per il suo passato di attaccante nella Luzzese. Ma secondo le indagini l’ex bomber è diventato l’anello di congiunzione tra la famiglia e il clan degli zingari egemone su quella parte di Calabria.