Confusione culturale e morale, inconsistente guida politica
Non sono certo trascorse le cause culturali, etiche, politiche che stanno alla base di questo nostro altro ventennio
Di Fulvio Turtulici
Non è ancora così scontato che la personificazione dei mali italioti abbia veramente imboccato il viale del tramonto. Ma è certo che il berlusconismo è vivo e vegeto, nella confusione morale e culturale di una parte della collettività nazionale e nella inconsistenza sonora della classe politica. L’impresa di salvataggio del ducetto di Arcore, referente di gran numero di opacità nazionali, non è precipitata a seguito di un’indignata reazione, di un moto vigoroso di riscatto popolare, né a causa dell’azione di un’etica politica, ma è caduta da sola sotto il peso di una serie impressionante di delitti, reati, illegalità, scandali, volgarità, che sarebbero risultati troppi in qualsiasi altra realtà geografica, legalmente costituita.
Il ventennio è finito, ha asserito Enrico Letta, e tuttavia continua a sedere insieme ai dipendenti di papi ed ha continuato a dire che tutto va come dovrebbe, nonostante che tutti gli azzeccagarbugli al servizio del boss, travestiti da statisti, mantengano i posti di manovra e comando. Un certo Gianni continua ad essere l’eminenza grigia nella galassia Fininvest, l’impresa fatta stato, il consulente di ogni potere discreto, di molti riservati traffici e lo zio di Enrico, deputato del Pd.
Questo Paese pare aver smarrito la ragione e perfino la dignità. Uno Stato in grave confusione mentale proclama il lutto nazionale per la strage di innocenti a Lampedusa e incrimina per il reato di immigrazione clandestina i superstiti. E ‘ stato ancora grande il cuore dei lampedusani, i loro volti macerati da un rifiuto netto ad ogni tipo di ingiustizia sono la testimonianza di una nobiltà umana, eppure forse questa tragedia poteva essere evitata se un manipolo di inqualificabili non avesse creato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in pratica l’incriminazione di chi soccorre coloro che si trovano in imminente e grave pericolo di vita. Sono i responsabili morali di tale vergogna, come l’ ha definita, con la sublime forza della semplicità, Francesco, gli idioti dello spirito di Lepanto, alcuni ancora siedono in Parlamento e, non molti lo sanno per un’informazione reticente, proseguono ad aizzare i loro fan contro i disperati dei barconi, le vittime di un fallimento globale. E pur non arrivando a tali livelli, sono parecchi, in tale frangente storico senza pudore, i politici di primo piano che al momento piangono lacrime di coccodrillo, ma solo pochi mesi fa hanno fieramente sostenuto la legge Bossi-Fini, le norme della nostra gaudente inciviltà.
E che ancora il nostro è il Paese del compromesso e del trasformismo è dimostrato da un recente fatto avvenuto nella laica civile e progressista Regione Toscana. Ha essa rappresentato l’eccellenza in molti campi, sanitario, sociale, culturale, ambientale.
Ma è di questi giorni la notizia che in Consiglio regionale è stata bocciata una mozione sull’attuazione della Legge 194. Si trattava di una mozione moderata che chiedeva semplicemente di garantire la presenza di personale non obiettore per permettere l’applicazione della legge che consente di praticare l’aborto chirurgico e quello farmacologico. E’ così massiccia la presenza di obiettori che la legge è in sostanza inattuata.
In molti ospedali toscani, poi, non è possibile praticare l’anestesia epidurale durante il travaglio del parto. Dunque le donne devono “partorire con dolore”, così come più di duemila anni fa si scriveva nei libri considerati sacri e pertanto superstiziosamente immodificabili. L’anestesia epidurale permetterebbe di ridurre in modo consistente il ricorso al taglio cesareo, riconoscendo il diritto ad un parto fisiologico che riduca la sofferenza, usufruendo in modo gratuito di tecniche antalgiche efficaci e sicure.
Dunque si persiste nel negare che una donna possa decidere del proprio corpo, del proprio futuro, del proprio benessere fisico e psicologico, insomma della propria vita, e ciò naturalmente senza impedire che chi intenda seguire i dettami religiosi lo possa fare liberamente. Sono semmai i dettami della religione che vengono resi obbligatori anche per coloro che non vi credono, al modo in buona sostanza di regimi fondamentalisti. Si tratta di un grave arretramento civile e culturale.
E sì che il gran consesso di cardinali e vescovi, che ha fornicato pure coi mandanti morali delle stragi di migranti, in questo momento appare silenzioso, certo si china in attesa che passi il vento del nuovo Oltretevere: “chi sono io per giudicare”. Probabilmente gli anatemi sarebbero risultati più contenuti o, chissà, assenti, ma gli italioti che non credono più in nulla, cui la coscienza è arida, e “Dio perdona chi segue la propria coscienza”, ha detto ancora Francesco, tuttavia proseguono ad essere più papisti del papa e più clericali del clero.