Pubblicato: Gio, 17 Ott , 2013

Commissione antimafia ancora bloccata

Salta l’accordo per eleggere Lorenzo Dellai presidente della Commissione antimafia, le polemiche si aggiungono a quelle sulla scelta di alcuni membri considerati inadatti

 

Lorenzo Dellai

Lorenzo Dellai

Non sembra aver vita facile la Commissione antimafia di questa legislatura. L’organo, il cui nome per intero è “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” , nasce nel 1962, è composta da 25 senatori e 25 deputati ed ha come compito quello di indagare il fenomeno mafioso e di sorvegliare sull’attuazione delle leggi in materia.

Tra i membri scelti c’è chi già in passato ha fatto parte della Commissione come Beppe Lumia (PD) o Salvatore Torrisi (PDL) oppure chi si è distinto per la lotta alla mafia prima di diventare parlamentare, come la giornalista Rosaria Capacchione (PD) o Laura Garavini (PD), fondatrice in Germania dell’associazione “Mafia nein danke”. Accanto a questi ci sono alcuni nomi che hanno invece suscitato diverse polemiche, oltre a Giovanni Bilardi (GAL), indagato per peculato, vi sono membri che pur non avendo precedenti penali hanno sostenuto tesi che sembrano mal conciliarsi con gli scopi della Commissione. Tra questi possiamo ricordare Carlo Giovanardi (PDL) che ha strenuamente difeso alcune aziende emiliane escluse dai lavori per la ricostruzione post-terremoto in quanto a rischio di condizionamento mafioso.  Giovanardi è arrivato anche a presentare due emendamenti, bocciati direttamente dall’ufficio legale del Ministero dell’Interno, che avrebbero rischiato di compromettere la capacità di prevenzione delle infiltrazioni mafiose in tema di appalti. Carlo Sarro (PDL), vicino a Nicola Cosentino, si è invece battuto per riaprire i termini del condono edilizio del 2003 in Campania. Vale la pena ricordare anche Donato Bruno (PDL), considerato vicino a Cesare Previti, che si è scagliato contro il 41 bis.

Le polemiche delle ultime ore riguardano il mancato accordo per eleggere il presidente della Commissione. Sembrava essersi trovata l’intesa su Lorenzo Dellai, capogruppo di SC alla Camera, ma le polemiche interne al partito di Monti hanno fatto saltare l’accordo, infatti parte della formazione centrista avrebbe preferito Andrea Vecchio, imprenditore attivo da anni nella lotta alla mafia. L’empasse è stata aggravata dalla scelta del PD di abbandonare i lavori e quindi di puntare su un suo candidato, Rosy Bindi. La strategia dei democratici, che con 20 membri sono decisivi, ha vanificato anche la scelta del PDL di convergere sul candidato centrista.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il Popolo della Libertà, con Schifani e Brunetta, rinfaccia ai democratici di essere venuti meno agli accordi minacciando l’esistenza stessa delle larghe intese mentre il M5S invoca di utilizzare il “metodo Villari”. Chiedono, in base al precedente di Lucio Villari, che alla terza convocazione senza numero legale i membri vengano sostituti dai presidenti delle Camere.

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