Ciancimino e il tesoro del padre su conti cifrati
Caccia al “tesoro di don Vito”, nascosto dal figlio dell’ex sindaco di Palermo e da sua madre. Rintracciato un conto svizzero cifrato.
di Grazia La Paglia
Un’altra parte del “tesoro di don Vito”, ex sindaco mafioso di Palermo, è stata trovata grazie ad un’inchiesta in cui Massimo Ciancimino, figlio di Vito Ciancimino, e sua madre sono indagati per riciclaggio. Si tratta di dodici milioni di dollari che dovevano essere trasferiti su un conto svizzero che, secondo gli inquirenti, sarebbe un deposito cifrato del figlio dell’ex sindaco. Le cose, però, non sono andate secondo copione e il trasferimento è stato bloccato dallo stesso Massimo e da altri indagati che collaborano nel nascondere “il tesoro di don Vito”. Adesso la Direzione investigativa antimafia cerca di rintracciare l’emissario olandese, ancora non identificato, che avrebbe dovuto coordinare il trasferimento dei soldi ma che non è avvenuto per un errore materiale del figlio dell ex sindaco palermitato: Ciancimino avrebbe infatti scambiato i 12 milioni di dollari, di cui poteva disporre, in 12 milioni di euro, che valgono molto di più. La Dia ha intercettato diversi colloqui telefonici dove Ciancimino J. e Stefano Camilleri (ex sindaco di Palermo in un brevissimo periodo del 1984) parlavano di un uomo d’affari appunto olandese, denominato “Van Putten””, che aveva un ruolo chiave nello sblocco del denaro. Ma l’operazione ha avuto dei ritardi causando le ire di Camilleri e Ciancimino, che aveva minacciato di “estinguere il conto e di ritirare tutto”. Nella vicenda è coinvolta anche la moglie del superteste e il figlio di Camilleri, Sandro, amministratore insieme padre della Matica Holding Sa e presidente della Matica System. Si tratta di due aziende intorno a cui ruota l’inchiesta e che il mese scorso hanno subito il sequestro di certificati azionari per 4 milioni, somme poi restituite dal tribunale del riesame di Palermo, perché il provvedimento emesso dall’autorità svizzera, su richiesta della Procura del capoluogo siciliano, era apparso generico e privo di alcuni requisiti di forma e di sostanza.