Cammarata rinuncia a posto in Agenzia beni confiscati
L’ex sindaco: “Attaccato con ignobile violenza, segno di intolleranza inaudita. Voglio porre al riparo l’Agenzia da ogni ulteriore polemica”.
A volte ritornano. Altre volte, per fortuna, no. Sono troppe anche per lui, le polemiche che hanno accompagnato il suo incarico nella sede locale dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia. E, così, l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, ha preferito rinunciarvi: «Le stesse ragioni che mi hanno portato a chiedere il Comando presso l’Agenzia dei beni confiscati alla mafia, mi inducono oggi a fare un passo indietro. La vicenda mi ha fortemente scosso e mi indigna il solo pensiero che ci sia qualcuno che possa ritenere che le ragioni che hanno accompagnato i commenti sul comando siano corrette e fondate».
Spiega, inoltre, di «voler porre al riparo da ogni ulteriore polemica l’Agenzia e la sua attività». «Per questo – conclude – ho deciso di rinunciare al comando. Il rispetto e la considerazione per il ruolo che l’Agenzia è chiamata a svolgere, e che mi avevano convinto a questo impegno, senza incarichi direttivi di sorta o gratifiche economiche aggiuntive rispetto al mio stipendio di docente, mi inducono oggi a considerare necessaria una scelta diversa anche in segno di apprezzamento per il Prefetto Caruso con il quale ho sempre avuto, nell’ambito dei rispettivi ruoli istituzionali, un rapporto di stima e rispetto reciproci».
Alla notizia della nomina di Cammarata da parte del direttore dell’Agenzia stessa, Giuseppe Caruso, erano partite immediate le contestazioni di semplici cittadini, associazioni antimafia ed esponenti politici.
Un coro unanime che aveva giudicato a dir poco inopportuna tale nomina, ricordando che l’ex primo cittadino palermitano era stato condannato in primo grado a tre anni per abuso d’ufficio, con l’accusa di aver usato come skipper sulla sua barca un dipendente di una società comunale che si assentava per questo dal lavoro.
Se da un lato Cammarata confida sulla sentenza che verrà a breve pronunciata in appello in merito a tale vicenda, dall’altro la città non dimentica che, proprio durante il suo mandato, il Comune affidò numerosi beni confiscati ad associazioni in realtà inesistenti, ad altre che risultarono legate a consiglieri comunali e altre ancora non avevano neppure l’ombra del no profit (requisito essenziale per ottenere l’assegnazione). Da qui, l’indignazione generale. Era stata persino lanciata una petizione online. «È vergognoso – si legge nella motivazione della raccolta firme virtuale – che Cammarata, sotto processo per la vicenda dello skipper e rinviato a giudizio per disastro ambientale riguardo la discarica di Bellolampo, occupi un qualunque posto in un settore così delicato».
Il Movimento 5 Stelle aveva persino presentato un’interrogazione alla Camera per chiedere la revoca dell’incarico e oggi ha accolto con grande soddisfazione la notizia del dietrofront dell’ex sindaco oggi docente. I parlamentari palermitani Riccardo Nuti e Giorgio Ciaccio, deputati rispettivamente alla Camera e all’Ars del M5S, hanno così commentato: «È la prima volta che condividiamo una decisione di Cammarata senza se e senza ma e pensiamo che tantissimi palermitani, e non solo, saranno d’accordo con noi».