Pubblicato: Gio, 28 Set , 2023

Brasile: La deforestazione in calo nel 2023.

Grazie all’impegno di Lula, non solo il popolo brasiliano, ma il mondo, può sperare nel recupero del polmone del pianeta. 

Da quando Luiz Inácio Lula da Silva si è insediato come nuovo presidente del Brasile nel gennaio 2023, il suo governo ha mantenuto una delle promesse centrali della campagna elettorale: la riduzione della deforestazione in Amazzonia. I dati rilasciati recentemente mostrano una chiara inversione di tendenza rispetto all’allarmante aumento della deforestazione registrato durante il mandato del suo predecessore, Jair Bolsonaro. Questo calo segna una significativa vittoria per Lula, che ha fatto della protezione della foresta pluviale amazzonica uno dei capisaldi del suo terzo mandato presidenziale.

Durante gli anni di Bolsonaro, la deforestazione in Amazzonia ha raggiunto livelli critici. Le politiche ambientali allentate, la riduzione dei controlli, e il sostegno all’espansione agricola e mineraria hanno accelerato la distruzione della foresta pluviale. Tra il 2019 e il 2022, le aree deforestate sono aumentate in modo drammatico, portando preoccupazione a livello globale per il futuro dell’Amazzonia, un ecosistema fondamentale per il bilanciamento climatico mondiale.

Con l’avvento di Lula al potere, la sua amministrazione ha intrapreso un approccio decisamente diverso. Il presidente ha subito ripristinato molte delle normative ambientali smantellate dal suo predecessore, rafforzato le agenzie di controllo e repressione contro le attività illegali nella regione amazzonica, e riaffermato il suo impegno a combattere il cambiamento climatico. Tra le sue priorità figurano la protezione dei diritti delle popolazioni indigene, tradizionalmente custodi della foresta, e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile.

I numeri relativi alla deforestazione del 2023 dipingono un quadro di speranza. Secondo l’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali (INPE), che monitora la deforestazione attraverso immagini satellitari, la distruzione della foresta pluviale amazzonica è diminuita significativamente nei primi mesi del governo Lula. I dati mostrano una riduzione della deforestazione di circa il 33% nei primi otto mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Questo è il calo più marcato osservato negli ultimi anni e rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alla devastazione accelerata dell’era Bolsonaro.

Uno degli interventi chiave del governo di Lula è stato il rafforzamento dell’IBAMA, l’agenzia federale per la protezione ambientale. L’agenzia ha intensificato i controlli contro l’abbattimento illegale degli alberi e ha implementato una maggiore sorveglianza delle aree a rischio. Parallelamente, il governo ha lanciato diverse iniziative per sostenere l’agricoltura sostenibile e ridurre la dipendenza dall’espansione agricola non regolamentata, una delle cause principali della deforestazione.

La foresta amazzonica è considerata il “polmone del pianeta”, poiché assorbe grandi quantità di anidride carbonica e rilascia ossigeno. La sua distruzione non solo contribuisce al cambiamento climatico, ma mette a rischio anche la straordinaria biodiversità che ospita, con migliaia di specie vegetali e animali che rischiano l’estinzione. Inoltre, la deforestazione minaccia le popolazioni indigene che vivono nella foresta e la cui sopravvivenza dipende dall’integrità dell’ecosistema amazzonico.

Il calo della deforestazione sotto Lula ha riacceso le speranze di una protezione a lungo termine dell’Amazzonia. Il presidente ha anche attirato l’attenzione della comunità internazionale, spingendo per una maggiore cooperazione globale nella lotta al cambiamento climatico e nella conservazione delle risorse naturali. Durante vari incontri internazionali, Lula ha sottolineato l’importanza di rafforzare i finanziamenti per la protezione delle foreste tropicali e ha proposto meccanismi per compensare i paesi che proteggono le loro risorse naturali.

Nonostante i risultati positivi, la sfida per la protezione dell’Amazzonia è ancora enorme. Le pressioni economiche interne, derivanti dall’industria agricola e mineraria, e la resistenza politica di alcuni gruppi legati a Bolsonaro continuano a rappresentare ostacoli significativi. In molte aree rurali, l’espansione dell’allevamento del bestiame e della coltivazione di soia, spesso a scapito delle foreste, rimane un pilastro economico. Per questo motivo, l’amministrazione Lula dovrà bilanciare la necessità di sviluppo economico con l’urgenza di conservazione ambientale.

Inoltre, c’è la sfida della governance territoriale. Molte aree amazzoniche sono di difficile accesso e sono spesso controllate da organizzazioni criminali e gruppi paramilitari coinvolti nel disboscamento illegale. Combattere queste forze richiederà non solo l’intensificazione dei controlli, ma anche il rafforzamento delle istituzioni locali e la promozione di alternative economiche sostenibili per le comunità locali.

Il governo Lula sembra essere sulla strada giusta per limitare la deforestazione e promuovere un nuovo modello di sviluppo per l’Amazzonia, ma il percorso è lungo e pieno di insidie. La comunità internazionale osserva con attenzione, riconoscendo che la lotta per la protezione dell’Amazzonia è una questione globale che richiede una collaborazione collettiva. Lula ha più volte affermato che l’Amazzonia non appartiene solo al Brasile, ma al mondo intero, e la sua protezione deve essere vista come una responsabilità condivisa.

Se i progressi continueranno, il calo della deforestazione nel 2023 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per la foresta pluviale amazzonica, dove lo sviluppo sostenibile e la conservazione ambientale possono andare di pari passo, garantendo un futuro migliore sia per il Brasile che per il pianeta.

Di

- Danilo Sulis, oggi presidente di rete 100 passi, è l'amico di Peppino Impastato che ha fatto proseguire il cammino di Radio Aut con la nuova Radio 100 passi. Pioniere dell'informazione libera ed indipendente è stato anche docente in corsi di "Formazione professionale continua per giornalisti" presso il "centro di documentazione giornalistica" di Roma.

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