A parlar male del Papa si finisce in manette
Sottoposto a indagine un bolognese di 30 anni per aver pubblicato su internet materiale ritenuto “blasfemo”. L’accusa è di vilipendio alla religione cattolica
di Alessandro Salvia
La notizia, riportata da diverse testate online, sta facendo in fretta il giro del web. Un uomo di 30 anni, bolognese, di cui non è stato reso noto il nome è indagato dalla Procura del capoluogo emiliano per aver pubblicato immagini ritenute blasfeme, alcune delle quali raffiguranti dei fotomontaggi di Ratzinger in compagnia di donne nude. In Italia il vilipendio alla religione è disciplinato dagli articoli 403, 404 e 405 del Codice Penale per i quali, in base alla gravità del fatto, si rischiano fino a 6.000 euro di sanzione e fino a tre anni di carcere. La satira, da che mondo è mondo, può risultare pesante e offensiva per i diretti interessati, ma la legge sembra fare un’eccezione solamente in casi isolati. Se tutti i politici, gli artisti, i personaggi pubblici in genere dovessero sporgere querela ogni volta che vengono presi in giro, allora la satira, col suo linguaggio volutamente provocatorio, nemmeno esisterebbe. C’è da dire che abbiamo la fortuna di vivere in un paese dove a prendersi gioco del credo di maggior diffusione si rischia “solo” il carcere, ma è comunque sottile la linea che divide la libertà di espressione dale reato di vilipendio.