Pubblicato: Gio, 5 Set , 2013

A Milano i graffiti “antimafia” di Tunus

Un’opera dedicata alla memoria di Falcone e Borsellino. La proposta dell’artista: bandi e spazi legali per contrastare il vandalismo

 

di Matilde Geraci 

NEWS_159805Anche l’arte di strada può servire a ricordare. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ritratti insieme, sorridenti, su di un murales in corso di Porta Ticinese, a Milano, in memoria di chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia. L’autore dell’opera è il diciannovenne Tunus: nato ad Ancona all’interno di una famiglia di appassionati d’arte (primi fra tutti, il padre e il cugino), cresce sin da subito in lui il desiderio di disegnare su qualsiasi superficie.
Lo scorso maggio il Comune di Milano, autodefinitosi “vittima del turismo vandalico”, aveva dichiarato guerra ai writers che riempiono di tag e di graffiti improvvisati i muri della città. La Giunta aveva persino paragonato alcune crew, tirando in ballo l’associazione a delinquere con la finalità di compiere il reato di imbrattamento. La questione se i graffiti siano arte urbana o vandalismo ce la poniamo un po’ tutti ogni volta che vediamo una scritta sul muro. Fra street art e mero imbrattamento c’è, però, una gran bella differenza, seppur i confini che li separano sono spesso sottili e di difficile interpretazione.
Nonostante la giovane età, Leonardo Gambini – questo il vero nome di Tunus – ha le idee chiare. Innanzitutto, non crede che Milano sia contro l’arte dei graffiti tout court, ma che, come tutte le grandi città, si batte contro il bombing (ovvero la pratica consistente nel coprire numerose superfici con throw-up o tag, semplici e veloci da realizzare, con l’unico scopo di lasciare ovunque la propria firma, senza alcuna velleità artistica).
«In questo, credo abbiano ragione. Quello che posso dire, però, è che Milano viene fatta dipingere solamente da gente di fama. Io, invece, inviterei a creare più spazi legali, magari non nei posti più transitati, ma neanche nei posti più nascosti. Bisogna trovare un equilibrio tra le due cose. Si potrebbero decorare intere vie con la street art, veri e propri disegni che, magari, possano anche attirare un maggiore turismo e sicuramente l’attenzione dei passanti, con i quali ci si può scambiare anche qualche parola mentre si dipinge. Questo mi trasmette ancora più energia ed è quello che è successo mentre lavoravo alla mia opera dedicata a Falcone e Borsellino».
E, in effetti, le foto del ritratto “antimafia” che raffigura i due giudici, sotto i cui nomi vi è scritto «E non c’è niente da aggiungere!», affiancati dal disegno della Costituzione, hanno fatto in pochi giorni il giro del Web, sia in Italia che all’estero. «Sto ricevendo tantissime email di complimenti da numerose persone e ne sono davvero grato».
«Le cosiddette tag – aggiunge Tunus – non servono a nulla. A che scopo scrivere il proprio nome in tutta la città, sprecando decine e decine di bombolette, non pensando che con esse si potevano, invece, eseguire delle vere e proprie opere? Ci sono writers che abbelliscono luoghi pubblici legali e altri che abbelliscono luoghi pubblici illegali. Io, su quest’ultimo aspetto, non sono contrario, purché siano lavori fatti non solo per il proprio nome ma per il bene della comunità e di certo non vanno fatti in luoghi come monumenti. Imbrattare luoghi di interesse storico e artistico o proprietà private io lo definisco vandalismo, non importa se si tratta di un’opera decente».
Tunus crede fermamente nel binomio Arte-graffiti. Purtroppo, però, sono talmente diffusi certi pregiudizi e stereotipi sul mondo dell’arte urbana, che trattarla dal punto di vista normativo diventa difficile anche per chi, in quel mondo, vi è immerso.
«La mia opinione è che bisogna dare prima di tutto spazio alla creatività della street art, creando anche, perché no, dei bandi che spingano i ragazzi a partecipare e attirino l’attenzione dei taggari. Che così, magari, vedendo il progetto, possono capire che la strada giusta da percorrere è quella dell’artista e non del vandalo». Quella presa da Leonardo, non vi è dubbio, è la prima.

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