Pubblicato: Mer, 27 Feb , 2013

Carcere: raddoppiano i detenuti alle urne

Raddoppiato il voto in carcere per le elezioni politiche e regionali 2013. Lo ha dichiarato ieri, con numeri alla mano, l’ex deputata Rita Bernardini, candidata della lista di scopo Amnistia e Libertà

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di Monica Soldano

Sono stati 3426 i detenuti che in 16 regioni, hanno votato e raddoppiato così il numero assoluto dei votanti dalle ultime elezioni. Palma d’oro, si fa per dire, del voto in carcere alla Sicilia, dove all’Ucciardone di Palermo su circa 7000 detenuti, 500 sono riusciti ad esprimere il proprio voto. Seguono gli Istituti di pena di Puglia, Lazio, Calabria e Campania.
A Roma, per la prima volta si è votato anche allo storico carcere di Regina Coeli, oltre che al carcere di Rebibbia, che ha contato 194 votanti. Le schede sono affluite presso il seggio elettorale più vicino, dunque una valutazione sull’esito di quel voto non è possibile, altrimenti si violerebbe anche il diritto alla segretezza, visto l’esiguo numero, ma il risultato è senzaltro da sottolineare e parte da lontano.

Con una risoluzione presentata dalla deputata Bernardini e approvata dalla Camera dei deputati, le amministrazioni penitenziarie hanno dovuto rispolverare la norma, resa così esplicita in una circolare.
Questa, poi, se in alcuni istituti di pena è stata semplicemente affissa, in altri, invece, ha attivato i direttori per rimuovere gli ostacoli e favorire l’iter burocratico.

In carcere ogni richiesta ha uno o più moduli da riempire ed un tempo, spesso non rapido, perchè passi da un ufficio ad un altro. Tuttavia, per le elezioni amministrative, in particolare,si aggiunge un ostacolo insormontabile, quello della distanza dal comune di residenza elettorale: oltre 22 mila detenuti su 67.000 sono reclusi lontani da casa ed il trasferimento per il voto è ad oggi ancora impraticabile.

La lista di scopo Amnistia Giustizia e Libertà ha totalizzato 64.732 voti a livello nazionale, per un valore percentuale che oscilla attorno allo 0,40, ma ha contribuito non poco, con una campagna davvero mono nota e martellante a mettere a punto gli strumenti per continuarne l’impegno civile e politico, dentro e fuori il carcere, anche sul diritto al voto. Questo il valore, attribuito oltre la matematica, al risultato finale, anche dal leader Marco Pannella.
E se l’abitudine vien votando, recuperare un diritto ha pur sempre una sua valenza, perfino psicologica, che si aggiunge ad un semplice dato: una buona quota dei detenuti sono semplicemente cittadini in attesa di giudizio.
Ed una parte dei condannati non ha la sospensione dei diritti di cittadinanza. Le elezioni 2013, dunque, potrebbero essere ricordate, oltre che per il risultato “splatter” ed una inedita geografia elettorale, anche per questa significativa rivoluzione: il raddoppio del voto in carcere. Un contributo contro la dissaffezione alla politica e al voto ed un passo in più dentro un sistema farraginoso, indolente e chiuso come è l’amministrazione penitenziaria.

 

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