Pubblicato: mer, 23 Ott , 2013

Vivo Civile al fianco dei lavoratori a progetto di Almaviva

Conferenza stampa organizzata dall’associazione Vivo Civile per sensibilizzare il pubblico sulle condizioni a cui sono costretti a lavorare gli operatori LAP di Almaviva

 

Antonio Sunseri, operatore LAP,(a sx) e Antonio Ferrante, presidente Vivo Civile (a dx)

Antonio Sunseri, operatore LAP,(a sx) e Antonio Ferrante, presidente Vivo Civile (a dx)

Affollata conferenza stampa, organizzata oggi a Palermo, dall’associazione Vivo Civile per denunciare la situazione di ricatto a cui sono  sottoposti i lavoratori a progetto di Almaviva.

Il presidente dell’associazione, Antonio Ferrante, tiene a precisare che la loro prima preoccupazione è «denunciare un sistema che, legalmente, sfrutta dei lavoratori equiparando a dipendenti quelli che da contratto sarebbero dei LAP (lavoratori a progetto), sollevando quindi l’azienda da una serie di obblighi a cui sarebbe soggetta se questi avessero davvero un contratto di subordinazione» .

Nel particolare, l’associazione si fa portavoce della protesta degli operatori di Almaviva, circa 1500 solamente tra Palermo e Catania. A questi, sfruttando le pieghe del contratto nazionale, è stato chiesto di firmare una conciliazione per poter accedere alle liste di prelazione in base alle quali saranno rinnovati i contratti, i termini dei quali, è bene sottolinearlo, sono al momento sconosciuti . Ad aggravare la situazione, denunciano i lavoratori, è che nel documento sottoposto loro dovrebbero sottoscrivere diverse falsità circa le condizioni di lavoro e dal fare la qual cosa sono stati diffidati dall’Ispettorato del Lavoro, come ricordato da uno dei tanti dipendenti presenti.

Innanzitutto è falsa la premessa, ovvero che la conciliazione arrivi a seguito di una lite, non solo nessuna causa è stata esperita ma firmando la conciliazione verrà preclusa ogni possibilità futura di ricorrere in giudizio contro Almaviva. Secondo punto, ma non meno importante, dovrebbero firmare una dichiarazione in cui affermano che non sono soggetti ad alcuna gerarchia o subordinazione e che sono liberi da turni, cosa non vera, come dimostrato da alcune slide raffiguranti le procedure operative. Nonostante il contratto a progetto non lo preveda di fatto sono assimilati a dipendenti subordinati quindi con precise indicazioni su tempi e modi di lavoro.

Durante l’incontro è emerso anche il disagio dei ragazzi contro i sindacati, rei, a detta loro, di non rappresentarli a dovere. Sul banco degli imputati è proprio l’accordo nazionale del 1 agosto sulla cui base Almaviva ha proposto la conciliazione, cosa prevista ma non regolata dalla suddetta intesa. Antonio Ferrante al riguardo chiede ai sindacati di intervenire per «riparare all’errore, probabilmente in buona fede, fatto in sede di contrattazione collettiva» .

Fino ad ora i lavoratori sono riusciti ad ottenere un temporaneo rinvio, al 25 ottobre, del termine per firmare la conciliazione. Domani in un incontro tra azienda e sindacati, al quale chiederanno di partecipare in prima persona anche Vivo Civile e i LAP, si tenterà di riaprire i termini della contrattazione. In caso contrario Ferrante annuncia che offrirà il supporto dell’associazione per denunciare in tutte le sedi competenti il comportamento di Almaviva, anche perché, essendo l’azienda leader nel settore dei call center, se un accordo del genere dovesse passare questo diventerebbe lo standard in Italia con un’evidente ulteriore corsa al ribasso per i diritti dei lavoratori.

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