Pubblicato: gio, 10 Apr , 2014

USA, 20 accoltellati in una scuola

Strage sfiorata in un liceo americano vicino Pittsburgh. Uno studente di 16 anni ha accoltellato 20 compagni

160154042-5b3869cf-6981-4e82-adc1-76dfacb11d3cAncora un raptus di follia in una scuola americana, questa volta alla Franklin Regional High School di Murrysville. Un giovane di sedici anni ha accoltellato un totale di venti persone, le vittime della furia sono tutti ragazzi coetanei e compagni di scuola dell’attentatore, oltre al vicepreside della scuola, ferito nel tentativo di disarmare il giovane.

Secondo i medici è stato solo per una pura casualità che non ci sia stata nessuna vittima, la lunghezza delle lame usate (due coltelli da 25 cm l’uno) e la profondità di alcune ferite, in altre circostanze, avrebbero potuto causare la morte di numerosi feriti.

Le indagini, a cui collabora anche l’FBI, sono attualmente condotte dalla polizia di Murrysville, la piccola cittadina di 25mila abitanti alle porte di Pittsburgh, in Pennsylvania, che ospita la scuola teatro della vicenda.

Come molti ricorderanno, non è la prima volta che una scuola americana diventa lo scenario di un massacro. Partendo da quello, nel 1999, della Columbine High School dove morirono in 15 tra studenti e killer fino a quello, nel 2012, della scuola elementare di Sandy Hook in cui furono uccisi 26 tra bambini e insegnanti e  passando per la strage di 7 anni fa del politecnico della Virginia quando le vittime furono addirittura 33, è ormai lunga la scia di sangue nei corridoi scolastici americani. I motivi di questi frequenti raptus sono oggetto di studio e dibattito da tempo. Secondo molti non è un solo fattore quello scatenante ma un mix letale composto dal facile accesso alle armi, dalla competitività esasperata nella società, dall’alienazione delle piccole cittadine e dalle carenze nel sistema sanitario americano che non permettono di controllare e seguire i ragazzi con evidenti disturbi psichici.

Ancora non si conosce il motivo che ha spinto il giovane ad accoltellare una ventina di suoi compagni ma, dalle prime testimonianze, il ragazzo non viene descritto come il tipico soggetto a rischio ma come ben inserito nella comunità e senza evidenti problemi relazionali.

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