Pubblicato: Dom, 22 Ott , 2023

Una Stagione di Colpi di Stato in Africa.

Niger, Sierra Leone, Gabon e la Fragilità Istituzionale

L’Africa centro-occidentale sta attraversando una delle stagioni più turbolente della sua storia recente, con una serie di colpi di stato che ha colpito diversi Paesi, tra cui Niger, Sierra Leone e Gabon. Questa instabilità riflette la fragilità delle istituzioni democratiche e le crescenti difficoltà economiche della regione, che hanno alimentato malcontento sociale e spinto i militari a prendere il potere.

Negli ultimi mesi, il Niger è stato teatro di un colpo di stato militare che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. Questo evento ha provocato una forte reazione internazionale, con sanzioni e condanne da parte di organismi come la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), che ha minacciato un intervento militare per ristabilire l’ordine costituzionale. La giunta militare nigerina ha giustificato il suo intervento con il fallimento del governo nel far fronte alla grave crisi economica e alla crescente minaccia dei gruppi jihadisti che operano nella regione del Sahel.

In Sierra Leone, le elezioni del 2023 hanno provocato violente tensioni politiche. Sebbene il presidente Julius Maada Bio sia stato riconfermato, l’opposizione ha denunciato brogli elettorali, aumentando il rischio di un intervento militare. Le difficoltà economiche del Paese, aggravate dalla pandemia e dall’inflazione globale, hanno esacerbato il malcontento popolare, creando un terreno fertile per movimenti antigovernativi.

In Gabon, un altro colpo di stato ha deposto il presidente Ali Bongo Ondimba, che era al potere da 14 anni. La presa di potere militare è avvenuta subito dopo l’annuncio della rielezione di Bongo, con le forze armate che hanno dichiarato che il processo elettorale non era stato trasparente. Il Gabon, un Paese ricco di risorse naturali, è comunque afflitto da una forte disuguaglianza economica e un’economia che dipende quasi esclusivamente dal petrolio, rendendo difficile il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Le istituzioni democratiche di molti Paesi dell’Africa centro-occidentale sono fragili e vulnerabili a causa di una combinazione di fattori storici, economici e sociali. Molti Stati, ex colonie europee, hanno avuto difficoltà a costruire strutture politiche solide, con un’eredità coloniale che ha spesso lasciato divisioni etniche e conflitti interni.

Le crisi economiche giocano un ruolo centrale in questa instabilità. Paesi come il Niger e la Sierra Leone lottano contro la povertà diffusa, l’inflazione galoppante, e la mancanza di opportunità per i giovani. Il malgoverno e la corruzione endemica aggravano la situazione, creando un circolo vizioso in cui la fiducia nelle istituzioni democratiche si erode e i militari si presentano come “salvatori” in grado di ristabilire l’ordine.

Inoltre, le tensioni geopolitiche internazionali contribuiscono a complicare la situazione. La competizione per l’influenza in Africa, tra potenze come la Cina, la Russia, e l’Occidente, aumenta la pressione sui governi locali, spesso costretti a schierarsi o a cercare di bilanciare alleanze contrastanti.

L’instabilità politica in Africa centro-occidentale rappresenta una minaccia non solo per i Paesi direttamente coinvolti, ma per l’intera regione. Le crisi umanitarie che ne derivano, con l’aumento di rifugiati e migranti, rischiano di avere ripercussioni a livello globale. Le organizzazioni regionali come l’ECOWAS e l’Unione Africana si trovano di fronte a sfide enormi nel cercare di ristabilire l’ordine democratico, ma le risposte finora sono state insufficienti o tardive.

La chiave per il futuro dell’Africa centro-occidentale risiede in riforme strutturali che rafforzino le istituzioni democratiche, migliorino le condizioni economiche e combattano la corruzione. Senza un vero cambiamento, il rischio è che questa “stagione di colpi di stato” possa diventare la norma anziché un’eccezione, con conseguenze devastanti per il progresso e la stabilità dell’intero continente.

Di

- Danilo Sulis, oggi presidente di rete 100 passi, è l'amico di Peppino Impastato che ha fatto proseguire il cammino di Radio Aut con la nuova Radio 100 passi. Pioniere dell'informazione libera ed indipendente è stato anche docente in corsi di "Formazione professionale continua per giornalisti" presso il "centro di documentazione giornalistica" di Roma.

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