Pubblicato: ven, 7 Feb , 2014

“Tendenze globali dell’occupazione”, ecco il nuovo rapporto dell’Ilo

Nel 2013, su scala globale, i disoccupati sono quasi 202 milioni

imagesCAWY080HL’ultimo Rapporto dell’Ilo, dal titolo “Tendenze globali dell’occupazione 2014”, fotografa una situazione davvero impietosa. Il numero dei disoccupati mondiali ha raggiunto più di 200 milioni di persone, e la debole ripresa economica non ha portato ad un miglioramento sui mercati del lavoro mondiali. I dati che emergono sono davvero sconfortanti, ma soprattutto preoccupa la disoccupazione giovanile. Altri fattori critici sono rappresentati: dalla crescita debole dell’occupazione unitamente alla crescita della disoccupazione e dalla vasta presenza di lavoratori scoraggiati che restano ancora al di fuori del mercato del lavoro. La debole ripresa economica non ha portato ad un miglioramento sui mercati del lavoro mondiali, che non riescono ad assorbire la forza lavoro priva di impiego.

E’ proprio la disoccupazione giovanile il dato che desta più allarme. Infatti, il rapporto evidenzia l’urgenza non più eludibile di integrare i giovani nel mondo del lavoro. Attualmente, sono 74,5 milioni le donne e gli uomini disoccupati sotto i 25 anni, con un tasso di disoccupazione giovanile che ha superato il 13%, ossia più del doppio del tasso di disoccupazione generale a livello globale. Nei paesi in via di sviluppo, il lavoro informale rimane diffuso e il percorso verso un miglioramento della qualità dell’occupazione si attesta in decelerazione. In altri termini, questo significa che i lavoratori capaci di affrancarsi dalla condizione di povertà da lavoro saranno sempre di meno. Nel 2013, il numero di lavoratori in povertà estrema — cioè quelli che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno — è sceso solo del 2,7% a livello globale, attestandosi su uno dei tassi più bassi degli ultimi 10 anni, fatta eccezione per gli anni immediatamente successivi alla crisi. Tra l’altro, la durata della disoccupazione si è allungata sempre di più. Rimanendo in Europa, in Spagna e in Grecia, le persone in cerca di un lavoro hanno bisogno del doppio del tempo per trovare una nuova occupazione rispetto al periodo pre-crisi.

Anche se in alcuni settori si cominciano ad intravedere i primi profitti, tuttavia si verifica un trasferimento della ricchezza nei mercati finanziari e non nell’economia reale, pregiudicando, in tal modo, le prospettive occupazionali di lungo termine. Ai ritmi attuali, secondo la stima dell’Ilo, da qui al 2018 saranno creati 200 milioni di posti di lavoro supplementari. Questo dato, anche se nel lungo periodo appare positivo, è comunque inferiore al livello necessario per assorbire il numero crescente di nuovi ingressi nel mercato del lavoro. «Quello di cui abbiamo bisogno è un ripensamento delle politiche. Sono necessari maggiori sforzi per accelerare la creazione di posti di lavoro e sostenere le imprese che creano occupazione». Così si è espresso Guy Ryder, direttore generale dell’Ilo.

Anche il ruolo dei lavoratori scoraggiati emerge con forza dall’ultimo Rapporto dell’Ilo. «Con 23 milioni di persone che hanno abbandonato la ricerca di un impiego, è imperativo che le politiche attive del mercato del lavoro siano attuate con maggiore vigore al fine di contrastare l’inattività e il mismatch tra domanda e offerta di competenze». Questo è quanto dichiarato da Ernst, direttore dell’Unità sulle tendenze globali dell’occupazione del dipartimento che ha svolto questa ricerca. La chiave di volta per invertire questo trend negativo è, sempre secondo le indicazioni del rapporto, la predisposizione di politiche più favorevoli all’occupazione insieme ad un incremento dei redditi da lavoro, capace di rafforzare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Inoltre, nei paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo, è necessario potenziare i sistemi di protezione sociale di base e promuovere delle transizioni verso l’occupazione formale.

A seconda delle diverse aree geografiche del pianeta, si registrano dati diversi con una maggiore o minore presenza di disoccupati. Nelle economie avanzate e nell’Unione Europea, le condizioni del mercato del lavoro non hanno visto segnali di miglioramento nel corso del 2013, rimanendo quindi sostanzialmente stabili. In Europa centrale e sudorientale (paesi non Ue) e nei paesi della Comunità di Stati Indipendenti, la diminuzione della disoccupazione, che aveva registrato il suo punto più alto nel 2009, ha invertito il suo andamento nel corso del 2013. In America Latina e Caraibi e Sud Est asiatico e Pacifico, è stato rilevato un incremento dell’occupazione. Nell’Asia del sud, i mercati del lavoro continuano a caratterizzarsi per degli elevati tassi di informalità nel settore agricolo, con i lavoratori che percepiscono salari estremamente bassi e privi di protezione sociale. In Medio Oriente e Nord Africa, la disoccupazione continua ad essere la più elevata al mondo. Nell’Africa sub-Sahariana, le opportunità di lavoro retribuite sono scarse e il tasso di occupazione risulta molto vulnerabile.

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