Pubblicato: lun, 6 Gen , 2014

Saccomanni: «meno tasse nel 2014»

Intervistato da La Repubblica il ministro dell’Economia chiede stabilità e promette un taglio di tasse per l’anno appena cominciato
Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia

Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia

È un Saccomanni ottimista quello intervistato da La Repubblica. Il ministro è sicuro nell’affermare «nel 2014 caleranno le tasse».

Quello appena cominciato viene visto dal titolare del dicastero dell’Economia come l’anno della svolta, a supportare le affermazioni del ministro sono diversi indicatori come gli ordinativi, la domanda interna e le esportazioni che hanno dato segni di ripresa. A questo si aggiunga, ricorda Saccomanni, lo spread sceso sotto quota 200 per la prima volta dal 2011 che porterà a risparmiare qualche miliardo al momento di finanziare il debito, oltre ai benefici per l’accesso al credito per le imprese e famiglie. Il ministro non sembra accontentarsi della “quota 200” (dovuta anche ad un rialzo del tasso d’interesse del bund) e per la fine dell’anno pone l’obiettivo di un rendimento al 3% per i nostri bond, mentre oggi ruotano intorno al 4.

Le risorse per questo ipotetico taglio delle tasse dovrebbero provenire dalla spendig review, dal rientro dei capitali, dalla flebile ripresa e dal risparmio sulla spesa per interessi. Saccomanni, che ricorda orgogliosamente che la finanziaria 2013 è stata la prima dopo molti anni a vedere un calo della pressione fiscale, solo lo 0,1% in realtà, sostiene che la condizione necessaria per la crescita e il calo delle tasse è la stabilità in modo d a dare tempo all’esecutivo di programmare e fare politiche di lungo respiro da una parte, e agli operatori finanziari di investire nel Paese.

Per quanto riguarda il capitolo lavoro il ministro è meno ottimista per il 2014. Se da un lato sicuramente il PIL tornerà a crescere, per avere effetti sull’occupazione bisognerà attendere ancora qualche mese. In riferimento al job act di Renzi, Saccomanni lo ritiene utile ma l’unica possibilità per creare posti di lavoro è, risposta indiretta alla Camusso che chiedeva 1,5 miliardi di investimenti, la crescita che è l’unica che può stimolare la domanda di lavoro.

Sollecitato al riguardo, Saccomanni commenta anche l’imminente campagna elettorale europea bollando come frutto di «ignoranza e faciloneria» gli slogan e programmi dei partiti anti-europeisti. A proposito dell’allentamento dei vincoli di bilancio, proposto anche da Renzi, il ministro ricorda che in Europa non c’è il consenso necessario per questo tipo di riforma mentre sarebbe più opportuno concentrarsi affinché le istituzioni comunitarie facciano di più sul versante dell’occupazione e delle infrastrutture.

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