Pubblicato: lun, 9 Dic , 2013

Premio Borsellino, i riconoscimenti per l’impegno civile e la legalità

Dodici le storie bellissime di persone che agiscono contro la criminalità e rendono possibile il cambiamento

 

Si è concluso ieri sera il ciclo di eventi in programma, a Roma, per celebrare  il premio nazionale Paolo Borsellino, organizzato dall’associazione Società civile di Teramo nata nel 1992, in Abruzzo, su impulso di Antonino Caponnetto e Rita Borsellino e giunto alla XVIII edizione.

  Il premio è stato assegnato nella sala della Protomoteca del Campidoglio al procurato nazionale antimafia, Franco Roberti, “per il duro lavoro svolto negli scomodi palazzi di giustizia e, seppure con umana paura, per avere reso la società più giusta e per avere consentito ai cittadini di recuperare fiducia nelle istituzioni”.

  La lotta alla mafia, come diceva Paolo Borsellino, si vince se diventa un  movimento culturale. L’associazione Società civile ha messo insieme storie bellissime di uomini e donne che, per il loro agire quotidiano, diventano un modello di riferimento. Sono giganti che compiono gesti incredibili e rendono possibile il cambiamento. Un impegno che va premiato. Quest’anno, sono dodici le persone che hanno ricevuto il riconoscimento dedicato al magistrato siciliano per l’impegno civile, per la promozione della legalità, per l’attività giornalistica e quella culturale contro le mafie.

  La manifestazione è stata ospitata per la prima volta nella Capitale.  Una necessità per il vicesindaco Nieri che, ricordando quanto detto dal procuratore Pignatone alla Luiss, ha dichiarato che “a Roma la mafia esiste. Mafia è una parola che non va nascosta, bisogna imparare a pronunciarla, parlarne. Per troppo tempo non se ne è parlato, scacciando il fenomeno verso Sud, irresponsabilmente”. E, intanto, ha sottolineato ancora Nieri, “la criminalità ha messo le mani sull’economica laziale e, oggi, lo dicono i numeri dei beni confiscati e dei crimini consumati in città, la criminalità ha grandi interessi nella Capitale. L’Amministrazione può e deve fare molto, soprattutto a livello sociale”.

  Per l’impegno civile profuso nel contrasto alla criminalità attraverso attività a favore dei più deboli , degli immigrati, degli emarginati, di chi soffre di disagio psichico, sono stati premiati Luigina Di Liegro che, da assessore regionale al Welfare nel Lazio, ha lavorato con impegno per destinare a chi si occupa di sociale i beni confiscati alla mafia, istituendo l’Abcon. Claudia Francardi che ha perdonato un giovane che le ha assassinato il marito e, con la mamma del ragazzo, ha dato vita a un’associazione che offre una seconda opportunità a chi sbaglia. Salvatore Calleri, il collaboratore più stretto di Antonino Caponnetto, che organizza il coraggio. Luigi Cuomo, invece, è animatore di sportelli antiracket in Campania. Ha sottratto al controllo della criminalità, al vassallaggio della camorra, la squadra del Quarto calcio. E’ sceso in campo per giocare la partita della legalità contro l’illegalità, un match che non può essere pareggiato, va vinto.

  Sono stati omaggiati della targa anche quei giornalisti che con tenacia, grinta e rigore quotidianamente raccontano i fatti, denunciano e informano liberamente. Scrivono per Il Fatto quotidiano Sandra Rizzo, giornalista d’inchiesta che ha messo al bando le parole imbavagliate e le penne spuntate e Giuseppe Lo Bianco, convinto della funzione sociale del giornalista, con perizia e pazienza annota e riannoda la storia degli uomini e le trattative infinite tra Stato e mafia; Giovanni Tizian firma articoli per l’Espresso, scrive di mafia, quella che gli ha ucciso il padre quando aveva soli sette anni, racconta di Cosa nostra al Nord.

  C’è, poi, di chi delle mafie parla nei libri e ne denuncia la presenza dal palcoscenico. Per la cultura, il riconoscimento è andato a Rosa Canale, imprenditrice e scrittrice calabrese. Ha messo in scena Malaluna, uno spettacolo teatrale di impegno civile, una coraggiosa denuncia delle donne di San Luca, che racconta di una società che diventa deserto, di un’umanità sommersa in una Calabria che tenta di superare la paura della solitudine istituzionale.  Giulio Cavalli attore e regista, scrive e dirige storie ispirate al presente, è impegnato nel contrasto all’illegalità perché, ha detto, la mafia colpisce in modi diversi, ne prendi consapevolezza o per caso o per destino.  Salvo Palazzolo, giornalista e scrittore, con Agnese, la moglie del giudice Borsellino, ha messo insieme un diario. “Non cerco vendetta, ma voglio sapere perché”, gli ha spiegato la signora Borsellino, “Tutti dovrebbero pretenderlo a gran voce”. “Nelle stragi di mafia – ha osservato Palazzolo, c’è un coordinamento troppo perfetto tra le azioni, sono sparite tutte le ultime verità raccolte dai magistrati uccisi. Dovrebbe essere rivisto il segreto di Stato. La lotta alla mafia – ha concluso – deve compiere un salto di qualità”.

  Nella categoria per la legalità sono stati premiati, infine, il napoletano Ciro Corona, classe 1980, dell’associazione (R)esistenza e lotta contro l’illegalità e la cultura camorristica, a Scampia. “La camorra crede di poter travolgere tutto e tutti. E, invece, – ha raccontato Corona – è passato un treno, quello di don Aniello e l’abbiamo preso. Ci ha restituito la speranza e ci ha consentito di dimostrare che gli irrecuperabili non esistono. Il cambiamento dal basso è possibile. Ora – conclude – possiamo dire agli sciacalli, alla mala politica, alla camorra “Iatevenn!”. Infine, Don Maurizio Patriciello, che da Caivano con coraggio ha portato all’attenzione nazionale il dramma della Terra dei fuochi, ha rimarcato che la speranza è nella legalità. “Ma le risposte devono venire dalle istituzioni. La solitudine delle nostre terre – ha commentato – è frutto dell’ipocrisia”.

Foto di Mat Nardone

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