Pubblicato: ven, 9 Ago , 2013

Porrajmos, la persecuzione sinti rom

Compie un anno il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia. Un progetto di memoria, che mette a posto i tasselli della storia

 

di Rosalba Barbato di Giuseppe 

NEWS_155166“Hansa ha circa 30 anni, è alta, magra, capelli lunghi, ciò che colpisce di lei sono gli occhi che abbassa sempre quando incontra lo sguardo di qualcuno. Hansa, nata da padre zingaro e madre tedesca. E’ bella e presto si sposa col figlio del panettiere, un tedesco grande e grosso. I due vanno a vivere felici nella loro casa e qualche tempo dopo arrivano anche i figli, due. Scoppia la guerra. Il marito di Hansa è un ufficiale dell’esercito tedesco ed e’ costretto a partire, ma quando si va in guerra si sa, è anche possibile morire e difatti durante uno scontro in Russia perde la vita e Hansa resta sola con i due bambini. Le cattive notizie arrivano sempre in compagnia e di lì a poco nella Germania nazista iniziano le prime deportazioni di zingari”.
“Un mattino Hansa riceve la visita di due uomini armati: “Allora zingara, ci nascondiamo con i mocciosi?”. Le lasciano giusto il tempo di raccogliere un paio di vestiti per sé e per i suoi bambini, che si ritrova dall’oggi al domani deportata ad Auschwitz. ”Io sono una cittadina tedesca, mio marito è un ufficiale tedesco morto in Russia”. Viene condotta ad Auschwitz nello zigoiner lager, il lager degli zingari. Dopo una settimana si scusano e le annunciano che, prima di essere liberata, dovrà essere sterilizzata, con o senza il suo consenso, per non inquinare ulteriormente la razza. Nel campo degli zingari si è diffusa la notizia della sua liberazione e molti le affidano oggetti e biglietti da consegnare ai parenti amici scappati”.
“Passano le stagioni e, anziché essere liberata, la rinchiudono in una cella d’isolamento completamente buia. Un giorno la porta si apre, è un ufficiale delle SS: “Sei libera, sei fortunata, sei l’ultima zingara di Auschwitz, sei l’ ultima d’Europa. Sono tutti partiti passando dal camino. Presto verrai liberata, non dovrai dire a nessuno quello che hai visto, altrimenti ritorneremo”.
Non ci sono parole per commentare il commovente scritto di Pino Petruzzelli, attore, autore teatrale, che introduce quando subito dalla popolazione nomade durante l’ultimo conflitto mondiale.
La notte del 2 agosto 1944 ad Auschwitz-Birkenau viene distrutto lo Zigeunerlager, il settore del campo riservato all’internamento di rom e sinti. Ed è proprio il 2 agosto del 2013 che nasce online il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia, un progetto europeo creato da un’idea di Luca Bravi e Matteo Bassoli, che ha finalmente raccolto documenti e testimonianze della persecuzione subita da rom e sinti durante il fascismo.
“Porrajmos.it” é un progetto dell’associazione “Sucar drom” in collaborazione con l’università Leonardo da Vinci di Chieti, la Fondazione Fossoli, Flare, la Federazione Rom e Sinti insieme. “Porrajmos.it” é anche un libro, uno spettacolo teatrale, uno strumento didattico unico in Italia e in Europa. Porrajmos.it é memoria attraverso la voce dei testimoni. Porrajmos.it é storia italiana. Significa, però, anche distruzione, anzi è più di questo: vuol dire divoramento, devastazione, azzeramento, pure ignoranza, odio, pregiudizio. E’, del resto, la parola usata dalle minoranze linguistiche sinte e rom per indicare le persecuzioni e lo sterminio subito durante il periodo nazi-fascista. Mezzo milione di donne e uomini, anziani e bambini divorati perchè considerati razzialmente inferiori.
Giovanna Boursier ha fatto una ricerca specifica sui rom arrivati dalla Slovenia e dalla Croazia, raccontando in un articolo del gennaio 1998 la loro persecuzione da parte del fascismo italiano.
“L’11 settembre 1940 vengono emanate le prime disposizioni per l’internamento degli zingari italiani: una circolare telegrafica del Ministero degli Interni, firmata dal capo della polizia Bocchini e indirizzata a tutte le prefetture, fa esplicito riferimento all’internamento degli zingari italiani, dando per scontato il fatto che, in base ad altre direttive, quelli stranieri debbano essere respinti e allontanati dal territorio del regno”.
“Nella circolare è scritto che “sia perché essi commettono talvolta delitti gravi per natura intrinseca et modalità organizzazione et esecuzione, sia per possibilità che tra medesimi vi siano elementi capaci di esplicare attività antinazionale… est indispensabile che tutti zingari siano controllati”. Si dispone quindi “che quelli nazionalità italiana certa aut presunta ancora in circolazione vengano rastrellati più breve tempo possibile et concentrati sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatte ciascuna provincia…esistono lettere e telegrammi delle autorità di Campobasso, Udine, Ferrara, Ascoli Piceno, Aosta, Bolzano, Trieste e Verona, che, rispondendo agli ordini, indicano come, rapidamente, gli zingari diventino una preoccupazione urgente e importante in tutto il Regno. Poi, il 27 aprile 1941, il Ministero dell’Interno emana un’altra circolare avente ancora per oggetto ‘l”Internamento degli zingari italiani”.
Gelide mani nere rivolte al cielo,/la palude ricopre la testa schiacciata,/un grido soffocato si eleva,/nessuno ascolta. /Un popolo inerme/al massacro condotto,/nessuno ha visto/nessuno ha parlato./cadaveri risorti /dalla palude, /orribili visi mostrati al sole, /il dito puntato /verso chi ha taciuto. (Santino Spinelli, poeta rom abruzzese.
Per approfondire l’argomento, interessanti sono i documentari “Porrajmos, una persecuzione dimenticata” e “Porrajmos, parole e musica”, curati rispettivamente da Paolo Poce e Fabio Parente.

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