Pubblicato: ven, 25 Ott , 2013

Politica culturale italiana, quali prospettive?

L’Italia può affrontare le sfide necessarie al cambiamento dettato dalla crisi attuale?

1396071_641398442547470_2142644934_nE’ stato presentato oggi pomeriggio presso Palazzo Branciforte a Palermo il libro  scritto da  Francesco Giambrone intitolato “Politiche per la cultura in Europa. Modelli di Governance a confronto”.  Presenti alla conferenza stampa oltre all’autore, il Sindaco Leoluca Orlando, Salvatore Nastasi Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo del  Ministero dei  beni e delle attività culturali e del turismo e la giornalista Laura Anello.  Il testo, confronta il sistema di finanziamento pubblico alla cultura nei diversi paesi europei quali Italia Francia , Germania ed Inghilterra. I dati italiani sono ad dir poco sconfortanti. Nel nostro paese infatti solo lo 0,2% del bilancio statale è dedicato alla cultura e di questo, 1/3 allo spettacolo dal vivo. Al contrario le percentuali in altri paesi sono più alte, basti pensare che la Francia dedica almeno il 2% del proprio bilancio e la Svezia ben l’8%. Il testo si interroga se sia possibile impiantare nel nostro paese uno dei modelli europei e quale tra questi rappresenti il più adeguato. In realtà date le differenze culturali e normative è estremamente difficile capire quale sia il modello più adatto a noi, se quello centralizzato francese, quello federale tedesco o quello inglese basato sugli investimenti privati. Giambrone individua tre errori fondamentali della politica culturale italiana: la gestione distorta dei finanziamenti dovuta all’eccessiva ingerenza della politica, l’incapacità di rinnovamento del sistema giuridico che regola lo spettacolo e la scarsa attenzione nei confronti della cultura in generale. L’autore sottolinea inoltre come sia necessario sopratutto in momenti di crisi investire nella cultura e che tale investimento sia pubblico. Pertanto auspica una maggiore comunicazione Province, Regioni e Comuni, con uno Stato nel ruolo non di impositore bensì di coordinatore al fine di rendere il sistema culturale italiano più competitivo, produttivo e sostenibile. 

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