Pubblicato: gio, 31 Ott , 2013

Per Air France-Klm Alitalia vale zero

Sembrano non finire i guai per Alitalia, il principale azionista Air France ha svalutato la sua quota azionaria mettendo in dubbio l’aumento di capitale

Trovano riscontro le voci che volevano Air France intenzionata a non sottoscrivere l’aumento di capitale da 300 milioni per Alitalia. Negli allegati finanziari mostrati ieri in occasione della presentazione  della trimestrale del gruppo franco-olandese si legge «considerata l’incertezza della situazione di Alitalia, il gruppo Air France-Klm ha deciso di svalutare totalmente il valore delle azioni detenute».

La decisione di Parigi, che non arriva a sorpresa, mette nei guai i soci italiani. Infatti non solo gli altri partner dovranno coprire la parte di Air France ma così facendo viene messa in discussione la partnership tra le due compagnie, alleanza che è vitale per Alitalia. Il termine ultimo per sottoscrivere l’aumento è fissato per il 14 novembre e appare chiaro che in queste due settimane saranno febbrili le trattative per trovare un accordo con i francesi o, in parallelo, cercare un’altra compagnia aerea con cui stringere un’intesa. Sul piatto in questo momento non ci sono alternative concrete ad Air France ma in passato si era parlato di un partner mediorientale, Etihad su tutti, che tra l’altro offrirebbe migliori condizioni all’ex compagnia di bandiera tricolore.

Le condizioni poste da Air France per sottoscrivere l’aumento di capitale erano note a tutti e sono state ribadite in questi giorni: il taglio delle tratte a medio raggio, il mancato aumento di quelle a lungo raggio, la revisione dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione in primis, e il rafforzamento della solvibilità della compagnia in vista del rimborso dei debiti. Nessuna o quasi di queste condizioni sono state accettate quindi non deve stupire che quello che era il primo azionista si rifiuti di aumentare il capitale di un’azienda che, secondo le previsioni dei francesi, potrebbe ritornare ad essere in crisi già all’inizio dell’anno venturo.

La storia di Alitalia è paradigmatica di certo capitalismo italiano che, con protagonisti i soliti noti, accolla alla collettività le perdite e privatizza, quando ci sono, i guadagni; fagocitando bulimicamente soldi pubblici. A proposito di spesa pubblica, l’ingresso di Poste Italiane, ancorché da un punto strettamente tecnico forse non sarà considerato come aiuto di Stato, dopo aver attirato le ire di British Airway, ha fatto sollevare, da ultimo, le critiche anche di Lufhtansa che per il tramite dell’a.d. Christoph Franz dichiara che «ci dovranno essere dei limiti a ripetuti aiuti di Stato».

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