Pubblicato: mar, 16 Set , 2014

Pentito Bonaventura: “Se il sistema mi distrugge, vinceranno le mafie”

Protezione piena di buchi per l’ex boss della ‘Ndrangheta. “In Italia il programma non funziona”

wpid-mafia1È una situazione che supera i limiti dell’assurdo, quella in cui è costretto a vivere ormai da troppo tempo Luigi Bonaventura insieme alla sua famiglia, composta da due nuclei, per un totale di otto persone. Inutili sembrano essere, infatti, le numerose richieste d’aiuto del pentito, così come vana appare purtroppo la mobilitazione della società civile, fino a quando le Istituzioni non compiranno quel passo necessario affinché gli sia garantita una reale e concreta protezione, come previsto dal programma cui è sottoposto dal 2007 (anno in cui inizia a collaborare con la giustizia).

Poco più di due mesi fa, Bonaventura è stato trasferito da Termoli in un’altra località, con la promessa – da parte dello Stato – di un’adeguata tutela e di una sicurezza più efficace soprattutto in termini di anonimato e inserimento socio-lavorativo. Peccato che, ad oggi, alle parole non sono seguiti i fatti. Se a Termoli risiedevano falsi pentiti e tutti fossero a conoscenza dell’identità e dell’indirizzo di Bonaventura e del motivo perché si trovasse lì, nella nuova località “segreta” le cose non sono affatto cambiate, se non in peggio. “Non solo anche qui vivono altri pentiti della mia stessa area ritenuti inattendibili, ma ci sono addirittura ex miei affiliati e luogotenenti. Ad oggi non abbiamo alcun documento di copertura. Qui rischiamo la vita ogni giorno e i fatti mi danno ragione. Un paio di mesi fa i carabinieri hanno scoperto e interrotto un summit di mafia”, si sfoga il collaboratore, che racconta persino di come, pochi giorni fa, la moglie e la figlia, che si stavano recando a fare la spesa, siano state avvicinate da famigliari di un suo ex affiliato che, “guarda caso”, abitano nella stessa città. Per non parlare delle ingiurie urlate di notte sotto al balcone della propria abitazione, in un contraltare paradossale con il silenzio assoluto da parte delle istituzioni.

Non mollare mai e continuare a lottare e denunciare: è quello che Bonaventura si ripete ogni giorno, nonostante “l’incoerenza grande quanto una casa del Nop e l’indifferenza di una certa classe politica. Devo ringraziare la stampa, unica forma di protezione per la mia famiglia, e il sostegno dell’opinione pubblica”. Poco tempo fa è stata lanciata una petizione online rivolta al presidente del Consiglio Matteo Renzi proprio per chiedere maggiore protezione e in breve ha superato le 18mila firme. “Manifestazioni di solidarietà ad un pentito di mafia fino a qualche tempo fa erano impensabili. È una piccola grande rivoluzione, alla quale lo Stato dovrebbe guardare come una vittoria e, invece, continuano a prendermi in giro. Mi stanno distruggendo. E se il sistema di protezione mi distrugge, a vincere sarà la mafia”.

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